“Avengers: Age of Ultron”, il
film che chiude la seconda fase dell’universo cinematografico Marvel, è
finalmente uscito: da noi il 22 Aprile, negli USA il 1° Maggio. Ad oggi che
scrivo, credo che chiunque di voi fosse interessato se lo sia già visto; agli eventuali
ritardatari dico: attenzione, questa recensione sarà piena di spoiler.
Il film si apre all’insegna
dell’azione, con gli Avengers all’assalto dell’ultima grande base dell’Hydra.
Il barone Von Strucker, leader dell’Hydra (già visto nella scena post-credits
di “Captain America: The Winter Soldier”) da ordine di evacuare, è impossibile
fermare gli Avengers. I due gemelli potenziati, Pietro e Wanda (alias
Quicksilver e Scarlet-Witch, mutanti nell’universo Marvel a fumetti), non ci
stanno: Pietro tira qualche cazzotto a super velocità mentre Wanda incasina la
mente di Tony Stark con i suoi ambigui poteri. Risultato: dopo essersi
impadronito dello scettro di Loki, il vero obiettivo della missione, Tony decide
di usare il suo potere per creare un’intelligenza artificiale in grado di
proteggere il mondo da ogni minaccia esterna. Neanche il tempo di guardarsi intorno che Ultron, così si chiama
la sua creazione, diventa cattiva e decide di liberarsi dei Vendicatori (prima)
e di tutto il mondo (poi). Per farlo si allea con i gemelli, desiderosi di
farla pagare a Tony Stark (le sue armi, anni prima, hanno distrutto il loro
paese e li ha resi orfani). I tre si recano in Sud Africa, alla ricerca di
vibranio, un metallo super resistente (lo stesso dello scudo di Cap, per
intendersi) che Ultron vuole utilizzare per costruirsi un corpo superiore. Gli
Avengers non stanno a guardare e tentano di fermarli, ma con scarsi risultati:
Wanda replica il trucco già visto all’inizio del film e incasina la mente di
tutti quanti, Hulk impazzisce e Iron Man deve mettere in campo la super
armatura Hulk-Buster per fermarlo. Visibilmente demoralizzati e sconfitti, gli
Avengers trovano riparo a casa di Occhio di Falco che, si scopre, ha tanto di moglie
e figli e passa il tempo libero ad arredare la casa. Ricaricate le batterie e
incoraggiati dall’apparizione di Nick Fury, i nostri eroi tornano a scontrarsi
con Ultron, che è ormai vicinissimo ad ottenere il corpo perfetto, una perfetta
fusione di tessuto umano e vibranio. Wanda, però, scopre che l’obiettivo
dell’androide non è soltanto quello di uccidere i Vendicatori (al quale
partecipa con entusiasmo, bisogna dire), ma anche quello di distruggere
l’umanità, e decide pertanto di tradirlo e schierarsi contro di lui. Gli
Avengers riescono a sottrarre ad Ultron il corpo perfetto ma sono indecisi di
cosa farne: Tony Stark vorrebbe attivarlo comunque e creare finalmente
un’intelligenza artificiale non assassina, Capitan America è più per una
soluzione “lasciamo perdere e facciamoci i cazzi nostri, hai visto come è
finita l’ultima volta?”. Decide Thor, che ricompare dal nulla e usa il potere
del fulmine per dare energia (e vita) all’androide, come un novello dottor
Frankenstein. La Visione
si anima, svolazza un po’ per la stanza, incita i Vendicatori a fermare Ultron
ma soprattutto riesce ad impugnare il martello di Thor che, come sanno anche i
sassi, può essere sollevato solo da chi ne è degno. Convinti della bontà
dell’androide da questo sfoggio di virtù, il gruppo è pronto ad affrontare Ultron
per la terza ed ultima volta. Il nostro robot genocida, nel frattempo, non se
ne è stato con le mani in mano: con il vibranio residuo si è costruito un corpo
più potente ma soprattutto un gigantesco reattore che ha nascosto nelle
profondità della piccola città/nazione di Sokovia. Il suo piano è quello di far
sollevare da terra la città, portarla in orbita, quindi scagliarla al suolo per
causare un evento estintivo simile a quello che ha eliminato i dinosauri. La
battaglia finale è colossale: i Vendicatori non solo devono fronteggiare orde
di robot controllati da Ultron, ma anche mettere in salvo la popolazione di
Sokovia. Occhio di Falco rischia di lasciarci le penne ma Quicksilver lo salva
al prezzo della propria vita. Grazie all’aiuto di Nick Fury, che compare
provvidenzialmente alla guida di un elivolo Shield, l’evacuazione viene
completata con successo e i nostri eroi possono concentrarsi su Ultron. Visione
gli toglie la capacità di spostare la sua coscienza digitale su internet e per
il malvagio robot è la fine: la potenza combinata degli Avengers lo spazza via
insieme alla città volante di Sokovia. Dopo la vittoria, gli eroi riprendono
con le loro vite: Tony Stark lascia gli Avengers, non più interessato ad
indossare l’armatura, Thor torna su Asgard dopo aver avvisato gli altri del
pericolo che rappresentano le Gemme dell’Infinito e dell’essere che le sta
cercando (Thanos), Bruce Banner/Hulk abbandona il gruppo già durante lo
scontro, convinto di essere un pericolo per la gente, Occhio di Falco si ricongiunge
alla sua famiglia mentre Cap e la Vedova
Nera sono pronti a guidare una nuova squadra di Vendicatori,
composta da Visione, Wanda, War Machine e Falcon. Nella scena dopo i titoli di
coda appare Thanos che, impugnando il Guanto dell’Infinito, decide di scendere
in campo personalmente per recuperare le Gemme dell’Infinito, per i Vendicatori
si annunciano tempi duri …
Più o meno a grosse linee la
storia del film è questa. E’ uno spettacolo roboante e festoso, pieno di
azione, effetti speciali, scontri fra super eroi e tutto quello che in genere ci
si aspetta da un film del genere. “Age of Ultron” riprende i fili sparsi delle
storie dei singoli eroi e li riunisce, introducendo addirittura nuovi
personaggi. Chiaramente, lo spazio dedicato ad ognuno di loro diminuisce, non
c’è il tempo di approfondirne la personalità o le vicende, ma questo non è un
difetto: “Age of Ultron”, come il precedente, è un film corale, tocca ai film
solisti portare avanti le storie dei singoli. I nuovi personaggi (Pietro e
Wanda, Visione), non avendo avuto dei film tutti loro, soffrono un po’ questa
situazione ma non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. In ogni caso,
Visione e Wanda ne escono abbastanza bene, nelle poche scene che hanno riescono
a dire la loro, Pietro pare il più sacrificato ma quando tira le cuoia nel
finale, confesso di essermi commosso un po’, segno che, in un modo o
nell’altro, il personaggio è riuscito a colpirmi. La trama del film è
abbastanza semplice, quasi banale, e ricalca un po’ il primo Avengers: gli eroi
si riuniscono contro la minaccia, qualcuno cerca di dividere il gruppo,
costringendoli a lottare fra di loro, quindi unione finale contro il cattivo
che viene sgominato senza troppi problemi. E’ un film che non si prende troppo
sul serio: non mancano le solite battutine, per quanto meno ispirate rispetto
al precedente capitolo, e le conseguenze delle azioni degli eroi sul mondo sono
praticamente ignorate. Tutta la devastazione causata dai loro scontri, per non
tacere del fatto che lo stesso Ultron è una minaccia creata dallo stesso Stark,
resta in secondo piano rispetto all’azione. Sono tutte caratteristiche comuni
ai vari film Marvel, non stupiscono più di tanto e, in fondo in fondo, non
impediscono il godimento del film. Il vero problema di “Age of Ultron” è nel
montaggio: si passa da una scena all’altra con troppa velocità, senza che si
capisca bene il perché. Joss Whedon ha girato parecchio materiale e altrettanto
ne ha dovuto tagliare nel montaggio finale. Non è chiaro se sia stata una sua scelta
o un’imposizione della Disney/Marvel, ma il punto è che 15 minuti in più
avrebbero donato al film un equilibrio ed una chiarezza che in troppe parti gli
difetta, al contrario del primo film, dove tutto era perfettamente bilanciato. Un
altro grosso difetto è nel villain, Ultron. Per fare un buon film di supereroi
serve un “buon” cattivo, capace di offrire motivazioni intelligenti per opporsi
agli eroi e sufficientemente potente da impensierirli. Niente di tutto ciò avviene con Ultron: il
malvagio androide neppure è nato che già diventa cattivo, non si perché. I suoi
piani contro gli Avengers e il mondo sono sconclusionati: prima sembra che ce
l’ha solo con i Vendicatori, considerati come il braccio armato del sistema,
poi però decide di sterminare tutta la razza umana. Perché? Perché si: Ultron è
il cattivo e deve fare il cattivo, stop. In un pop-corn movie come questo
potrei quasi (e ripeto quasi) perdonarglielo se almeno Ultron mostrasse il suo
valore come nemico, se apparisse ai Vendicatori come una nemesi inarrestabile
ma neppure questo avviene. Nella scena finale, appena gli eroi riescono a
mettere in salvo la popolazione civile di Sokovia e hanno il tempo di
concentrarsi su Ultron, il povero robot è spacciato, viene sistemato con un
paio di colpi. In ogni scena in cui appare, dall’inizio alla fine del film,
Ultron non riesce mai a primeggiare sugli Avengers, che riescono sempre a
frustrare i suoi piani.
Tutto considerato, “Avengers: Age of Ultron” non è malaccio. Abbagliati
dal primo film, i fan si attendevano qualcosa allo stesso livello, se non
superiore, ma sebbene il sequel fallisca questo obiettivo, resta comunque uno
dei film Marvel più interessanti. Le scene di combattimento sono chiare,
pulite, emozionanti, mentre l’azione si sposta via via su una scala sempre più
esagerata, fino al cataclismatico finale. Poiché ogni film Marvel aggiunge un
tassello all’universo condiviso dei supereroi, alcuni hanno criticato questo
film sostenendo che in esso non accade nulla di particolare. Con l’imminente “Captain
America: Civil War” in vista, molti si aspettavano che i contrasti fra Steve e
Tony cominciassero già qui. A parte che i due si punzecchiano sempre e
nell’occasione della nascita di Visione arrivano pure alle mani, queste
critiche mi lasciano freddino. Ogni film deve avere un’unità narrativa propria,
non essere un gigantesco trailer al film successivo. Se davvero questo è il
modo in cui iniziano ad essere visti i film Marvel, stiamo messi male. “Age of
Ultron” è il film che chiude la fase due, raccoglie i fili e li unisce in una
storia grandiosa, esattamente come il primo Avengers aveva fatto con la fase
uno. Il film offre diversi spunti per eventi futuri (Hulk abbandona il gruppo,
la nuova formazione degli Avengers) ma ha il dovere di essere un’entità a se
stante, e ci riesce benissimo. Lo stesso Whedon, intervistato, si è detto
dispiaciuto di coloro che guardano il suo film soltanto alla ricerca di
anticipazioni future, e che il suo scopo come regista e narratore è quello di
offrire una storia con un inizio ed una fine. Io direi che non solo ci è
riuscito, ma lo ha fatto pure bene. Non è all’altezza del precedente (in alcune
cose) ma, come quello, riesce perfettamente a catturare lo spirito dei fumetti
e a trasporlo su celluloide. E scusate se è poco!