mercoledì 8 aprile 2015

La strada per Avengers: Age of Ultron



“Avengers: Age of Ultron” si avvicina a grandi passi: in Italia uscirà il 22 aprile, ben prima degli stessi USA, che lo potranno vedere solo dal 1° maggio. In questi giorni Italia 1 sta riproponendo un po’ di film Marvel come Iron Man e Thor, un’ottima idea non solo per rinfrescare la memoria dei fan più distratti ma anche per lo spunto che mi ha dato per questo articolo. Per arrivare degnamente preparati all’appuntamento con “Avengers: Age of Ultron”, seguitemi in un riepilogo di tutti i film Marvel della Fase 1 e della Fase 2, con tanto di mini recensione.
Si comincia ovviamente con “Iron Man” (2008), il film che ha dato origine a tutto. Dopo aver ceduto i diritti degli X-Men e dei Fantastici Quattro alla Fox e di Spiderman alla Sony, alla Marvel rimanevano solo i suoi eroi “vendicativi”. Il compito di aprire le danze viene affidato ad Iron Man: oggi è famoso come Pelè e Maradona, ma all’epoca, a parte i lettori di fumetti, non se lo filava proprio nessuno. L’importante, si dice, è cominciare bene, e fu proprio ciò che avvenne, per due motivi: innanzitutto il film, che in se è gradevole, con il giusto mix di ironia e azione. Non basta avere un buon personaggio, devi poi avere una storia decente da raccontare (ogni riferimento a Superman Returns è assolutamente casuale e involontario). Ma l’elemento extra che da successo al film è l’attore, Robert Downey Jr, che sembra nato per essere Tony Stark, o perlomeno per interpretare la parte di “un genio miliardario, playboy, filantropo”. La simpatia che Robert infonde al personaggio di Stark lo trasforma in qualcosa di nuovo, ben lontano dal serioso miliardario dei fumetti. Il film introduce non solo Tony Stark/Iron Man ma anche i personaggi di contorno del suo mondo, come “Pepper” Potts, la bella segretaria, “Happy” Hogan, autista tuttofare, e “Rhodey” Rhodes, colonnello dell’aeronautica, amico di Stark ma soprattutto futuro supereroe con l’identità di War Machine. Ai fini dell’universo condiviso Marvel, la scena più importante è quella dopo i titoli di coda, quando Nick Fury, capo dello S.H.I.E.L.D. si presenta a Tony Stark. E’ Samuel L. Jackson a prestare il suo volto a Nick Fury, esattamente come avviene per la sua controparte cartacea dell’universo ultimate. Il “vero” Nick Fury, quello dell’universo classico Marvel ha fattezze ben diverse (una su tutte: è bianco) ma poco importa, il fatto di rifarsi più all’universo ultimate che a quello classico è una precisa scelta di campo, come vedremo negli altri film della Fase 1.
Sempre nel 2008 esce un altro film Marvel, “L’Incredibile Hulk”, con Edward Norton nei panni di Bruce Banner e Liv Tayler in quelli di “Betty” Ross. A differenza di Iron Man, il gigante verde era già apparso nei cinema 5 anni prima con il film “Hulk”, regia di Ang Lee ed Erica Bana nel ruolo di Bruce Banner. Il film del 2003 fu un mezzo flop, e un riavvio del franchise dopo pochi anni poteva essere rischioso. Per evitare di dover narrare nuovamente le origini di Hulk, queste vengono unicamente accennate nei titoli iniziali, e il film può subito concentrarsi su un Bruce Banner in fuga dall’esercito americano e dal generale Ross. Nonostante l’aver evitato la trappola delle origini e l’aver un famoso attore nei panni di Bruce Banner, l’Incredibile Hulk non è stato un grosso successo al botteghino. Non si può parlare di flop, ma ciò nonostante Hulk è l’unico supereroe della Marvel a non aver avuto un sequel, a differenza di Iron Man, Capitan America e Thor. Ma il film in se com’è davvero? Un po’ noioso nella prima parte, ma quando appare Hulk ci si diverte parecchio. Il vero difetto è nella computer graphic, non all’altezza dell’ingrato compito di portare in scena un mostro verde alto due metri che spacca ogni cosa: in alcune scene le immagini del volto di Hulk, i suoi movimenti, il suo corpo sembrano davvero finti. Parlando ancora dell’influenza dei fumetti ultimate, la scena di Banner che si getta dall’elicottero per tentare di trasformarsi in Hulk è presa pari pari dai fumetti. Nella scena post titoli di coda si continua a lavorare per collegare fra loro tutti i supereroi Marvel: Tony Stark entra nel pub dove sta bevendo un goccio il generale Ross, avvisandolo che si sta mettendo su una squadra. Fomento a mille, i fan ringraziano!
Passano 2 anni, siamo nel 2010, ed è di nuovo il turno di Iron Man con “Iron Man 2”. Robert Downey Jr. si conferma mattatore assoluto nei panni di Tony Stark e conferma quando di buono si è visto nel precedente film. Nonostante il suo successo al botteghino, Iron Man 2 non è particolarmente amato dai fan, che lo reputano sostanzialmente una schifezza. Indubbiamente il film ha delle pecche, a partire da villain (i cattivi) poco carismatici. Justin Hammer, rivale miliardario di Tony Stark, sembra una barzelletta, mentre Ivan Vanko, alias Whiplash, interpretato dal pur bravo Micky Rourke, non riesce ad emergere nella sua tridimensionalità, apparendo un banale supercattivo in cerca di vendetta. Micky Rourke si è risentito con la Marvel per i tagli alle scene del suo personaggio che, a suo dire, lo hanno reso piatto e banale. Non credo però sia il caso di essere così severi con questo film, che alla fin fine porta a casa il suo risultato. Ai fini del collegamento fra i vari supereroi, poi, Iron Man 2 ha parecchio da dire: viene introdotta Natasha Romanoff (la Vedova Nera), si vede in flashback Howard Stark, il padre di Tony, si accenna al progetto del supersoldato e si intravede un modello incompleto di scudo di Capitan America. Alla fine del film, nella scena dopo i titoli di coda, si vede l’agente Coulson dello Shield recarsi in Nuovo Messico, dove qualcosa è precipitato dal cielo facendo un bel cratere. Quel qualcosa non è altro che Mjolnir, il martello di Thor!
Tocca proprio al dio nordico il ruolo da protagonista nel successivo film Marvel, “Thor” (2011). All’epoca era il film che aspettavo di più, per due motivi: primo, Thor è il mio supereroe Marvel preferito; secondo, ero molto curioso di vedere come sarebbe stata inserita la mitologia norrena all’interno del mondo supereroistico Marvel. Ciò che è accettabile nei fumetti spesso non lo è nei film, occorre una spiegazione verosimile che accontenti i fan ma anche lo spettatore casuale. Kenneth Branagh, il regista, riesce nell’impresa con mirabile maestria. Thor, Odino e tutti gli altri non sono divinità, ma potentissimi alieni che vengono da un altro mondo, Asgard, un mondo dove magia e tecnologia si fondono assieme. Gli asgardiani scesero sulla Terra diverse volte, soprattutto per difenderla dall’invasione dei giganti di ghiaccio, i loro grandi rivali, e non c’è da stupirsi se in tali occasioni furono scambiati per divinità dai vichinghi. Thor è fra i miei film preferiti non solo per via del personaggio, ma anche perché è stato girato con cura e sapienza. I tre protagonisti della storia, Thor, Loki e Odino, sono tratteggiati in maniera accurata, le loro relazioni mai scontate e banali. L’azione è di buon livello ma soprattutto è epica, come ci si aspetterebbe da esseri di immenso potere; l’ironia e la commedia sdrammatizza nei momenti giusti ma senza intralciare i momenti drammatici. Tutte caratteristiche che il sequel, “Thor: The Dark World” non ha avuto, ma di questo ne riparleremo. Il film introduce Jane Foster, la donna mortale amata da Thor, il dottor Erik Selvig, professore e mentore di Jane, ma soprattutto si intravede Occhio di Falco, superagente dello Shield. Nella scena finale appare Nick Fury, che mostra al dott. Selvig un artefatto asgardiano fonte di energia illimitata, il cubo Tesseract. Quello che Fury non può sapere è che il buon dottore è in realtà controllato dal malvagio Loki …  
Per mettere insieme un gruppo degno del nome di Avengers (o Vendicatori, se uno preferisce), manca ancora un personaggio, il loro leader. Non stupisce pertanto che il film successivo, sempre del 2011, sia stato “Captain America: Il Primo Vendicatore”. La maggior parte del film è ambientata nel passato, al tempo della seconda guerra mondiale e ci mostra come il magrolino Steve Rogers diventi il primo (e unico) supersoldato americano grazie al siero del dottor Erskine. Il buon dottore aveva già tentato, anni prima, un esperimento simile su Johann Schmidt, trasformandolo nel Teschio Rosso. Proprio il Teschio Rosso, attualmente capo dell’Hydra, una divisione scientifica segreta dei nazisti, sarà il villain del film, il suo scopo quello di mettere le mani sul Tesseract ed usare la sua incredibile energia per scopi bellici. Il confronto tra il Capitano e il Teschio Rosso è serrato e impone gravi sacrifici: il primo a cadere è Bucky Barnes, fedele amico di Steve Rogers già dai tempi dell’infanzia; infine, è lo stesso Capitano a dover sacrificare la sua vita, schiantandosi nelle gelide acque dell’artico insieme all’aereo dell’Hydra che trasportava il Tesseract. Il cubo asgardiano verrà recuperato tempo dopo da Howard Stark, il padre di Tony, e ciò spiega come mai il Tesseract si trovi attualmente nelle mani di Fury. Il finale del film ci riporta al presente: rimasto in ibernazione per 70 anni, Steve Rogers viene ritrovato e riportato in vita. Dopo l’iniziale scetticismo e una fuga dall’ospedale, Nick Fury riesce a far ragionare il Capitano, proponendogli di entrare nella sua squadra. Nella scena dopo i titoli di coda, Fury assegna a Steve la missione che diventerà effettivamente il fulcro del prossimo film, “The Avengers”!
Ok, ci siamo. Dopo 5 film, tutti i pezzi erano al posto giusto, gli eroi erano stati presentati ed i semi per il loro incontro gettati. A questo ci penserà il regista Joss Whedon, confezionando il blockbuster campione di incassi “The Avengers”, nel 2012. La minaccia che obbliga gli eroi a riunirsi è Loki, il fratellastro di Thor, che si impossessa del Tesseract, sottraendolo a Nick Fury nella scena di apertura. Loki è in combutta con i chitauri, una razza aliena guidata da un capo misterioso, che alla fine del film si rivelerà essere Thanos. Il patto fra le due parti è semplice: Loki userà il Tesseract per aprire un portale spaziale, grazie al quale i chitauri potranno invadere la Terra. Loki diventerà il sovrano del nostro pianeta, mentre Thanos avrà il Tesseract stesso come ricompensa. Per aiutarlo nell’impresa, Thanos fornisce a Loki uno scettro dai grandi poteri, in particolare il controllo mentale. Grazie a questo Loki porta dalla sua parte il dottor Selvig e Clint Barton, alias Occhio di Falco, entrambi già visti in “Thor”. Il resto del film trascorre tra scontri, inseguimenti, e battutine sagaci di Iron Man. Solo verso la fine della storia gli eroi si uniscono in un gruppo coeso e danno battaglia a Loki e ai chitauri per le strade di New York. Non manca neppure l’immancabile tentativo da parte degli ottusi militari di nuclearizzare la città; Iron Man ringrazia prendendo la bomba e deviandola sull’astronave madre dei chitauri, eliminando la minaccia una volta per tutte. Happy ending con gli eroi che si salutano, Thor riporta Loki prigioniero su Asgard e, nella scena post credit, si intravede il volto di Thanos, con grande fomento dei fan. Che dire del film vero e proprio? Mettere in scena i vari supereroi e rendere credibile il tutto non era facile, e da questo punto di vista Joss Whedon non sbaglia un colpo. Il film dei Vendicatori prende i tasselli sparsi dai film precedenti e li unisce in un solo grande affresco, che resta ampiamente godibile anche da chi si è imbucato al cinema all’ultimo secondo senza conoscere nulla di ciò che è venuto prima. Ottime anche le scene di azione, molto chiare e pulite, senza fastidiosi sballottamenti della telecamera. A voler fare i precisini, si potrebbe notare come il piano di Loki di farsi catturare per dividere i Vendicatori dall’interno è una stupidaggine senza senso, ma chi ci fa caso mentre Thor e Hulk si prendono a sberle? L’attacco dei chitauri a New York avrà fatto centinaia di vittime senza che se ne veda una sola, ma è un film Disney, davvero qualcuno si aspettava di vedere pile di cadaveri? Con “The Avengers” si conclude anche la Fase 1 della Marvel, che porta così a termine ciò che si era prefissata: uno o più film sui singoli eroi, quindi il team-up conclusivo.
Nell’universo cinematografico Marvel, è sicuramente Iron Man l’eroe più famoso e rappresentativo, soprattutto grazie al suo carismatico interprete, Robert Downey Jr. Non stupisce pertanto che ad aprire le danze della Fase 2 tocchi al suo supereroe di punta. “Iron Man 3” esce nel 2013 e vede alla regia il talentuoso Shane Blake, già sceneggiatore di film cult come “Arma Letale”, “L’ultimo boyscout” e “Last Action Hero”. Shane Blake è decisamente superiore alla media dei registi Marvel, è un tipo che sa il fatto suo e che ha una chiara idea di come debba essere un film action. “Iron Man 3“ porta indelebile il suo marchio, nel bene e nel male. Nel bene, perché è un film dinamico, pieno di azione, con una trama decente e grossi colpi di scena. Nel male perché Iron Man non dovrebbe essere soltanto un film d’azione ma un film d’azione di supereroi: Tony Stark utilizza la sua armatura come fosse un’arma qualsiasi, e quindi intercambiabile. Se da una parte centra il bersaglio facendo capire come non basta avere un’armatura corazzata per essere Iron Man, dall’altra il ruolo dato alla sua componente umana eclissa completamente quella tecnologica. Tony Stark è un genio anche senza armatura, ma senza armatura non è diverso da un normale action-hero. Tony Stark deve usare la sua armatura per essere Iron Man, altrimenti è un (super)eroe solo a metà. L’altro grosso appunto che i fan hanno mosso al film è stato il suo utilizzo del personaggio del Mandarino, un nemico storico di Iron Man. Il famoso colpo di scena di cui parlavo prima riesce benissimo nell’intento di spiazzare lo spettatore, ma lo priva al tempo stesso di un nemico iconico, per giunta ridicolizzandolo. Al di là degli avvenimenti del film in se (Iron Man sconfigge il Mandarino e la sua setta di terroristi), la pellicola tenta di portare a compimento il percorso umano e supereroistico di Tony Stark. Riallacciandoci al discorso che facevo prima, Tony Stark afferma la sua superiorità rispetto alla macchina: Iron Man non è tale per la sua armatura ma per l’uomo dentro l’armatura. Grazie al suo genio, alla fine del film, riesce a risolvere il problema al cuore che lo affliggeva e ora, perfettamente guarito, può guardare al futuro libero da ogni vincolo. Non solo Tony non ha più bisogno della sua armatura come supporto vitale, ma non ne ha più bisogno neppure per essere un supereroe, è lui stesso a fare la differenza, o perlomeno questo è il messaggio che sembra suggerire il finale del film. Se le cose finissero davvero così, potrebbe anche essere un buon finale, ma sapendo già che Tony Stark/Iron Man tornerà nei futuri film Marvel, questo fatto gli toglie un po’ di spessore.
Il secondo film della Fase 2 è “Thor: The Dark World” (2013), sequel di quel “Thor” che tanto mi era piaciuto. Purtroppo questo secondo film non è affatto all’altezza del primo, ed anzi è una vera schifezza. Tutto quello che di buono c’è stato nel primo capitolo viene gettato via: i personaggi di Thor, Loki e Odino, così vividi e tridimensionali un tempo, si appiattiscono su scialbi stereotipi; Asgard, da regno misterioso dove magia e tecnologia si fondono senza capire dove finisce l’uno e inizi l’altro, diventa uno scenario dominato da raggi laser e astronavi degno di Star Wars; Loki, il cattivo del primo film, cede il passo a uno scialbo Malekith, signore degli elfi oscuri, il cui unico scopo è essere malvagio “perché così vuole la trama”. Una trama, tra l’altro, piena di buchi e incongruenze da farti alzare più volte le sopracciglia dall’incredulità. L’ironia, così ben dosata nel primo film, viene sostituita dal gusto per la battuta a tutti i costi, da infilare in ogni momento, anche quelli più drammatici, a cui occorrerebbe rivolgere ben altre attenzioni. La scena dopo i titoli di coda introduce il personaggio del Collezionista, un alieno che ritroveremo ne “I Guardiani della Galassia”.
I Marvel Studio si riprendono alla grande, per fortuna, con “Captain America: The Winter Soldier”, uscito nel 2014. Il film mischia il genere supereroistico con la spy-story, mostrandoci un Capitan America alle prese con un complotto interno allo Shield. Durante la storia si scoprirà che l’Hydra non è morta alla fine della seconda guerra mondiale, ma si è infiltrata nello Shield a tutti i livelli, al punto che si può dire che lo Shield e l’Hydra siano la stessa cosa. Capitan America, la Vedova Nera, Sam Wilson (Falcon) e Nick Fury dovranno sudare sette camice per aver ragione dei loro avversari. Il film presenta due villain: il primo è Alexander Pierce, agente shield corrotto interpretato da uno strepitoso Robert Redford, il secondo è il Soldato d’Inverno, alias Bucky Burnes, ex compagno d’armi di Steve Rogers, creduto morto nel primo film e rinato come assassino letale dotato di impianti cibernetici. Bucky recupera in parte la memoria alla fine del film, smettendo di lottare con Cap e scomparendo nell’ombra. Steve però non ha alcuna intenzione di lasciar andare via il suo vecchio amico e, insieme a Falcon, si mette sulle sue tracce. Cosa succederà sarà probabilmente materia del prossimo film sul nostro supersoldato preferito. “The Winter Soldier” è un film davvero ben fatto, con ottime scene di azione e con il Capitano che finalmente si prende il posto al sole che gli spetta, dopo essere stato un po’ oscurato da Iron Man in “The Avengers”. Di grandissimo interesse è la scena dopo i titoli di coda: il barone Von Strucker discute dei piani di vendetta dell’Hydra, con in mano lo scettro di Loki. Vicino a lui, in una cella, un ragazzo ed una ragazza dotati di superpoteri, che il barone definisce “meraviglie”. Si tratta di Quicksilver e Scarlet: nei fumetti sono dei mutanti, i figli gemelli di Magneto, ma poiché i diritti dei mutanti sono saldamente in mano alla Fox, staremo a vedere con quale ruolo ed origine verranno introdotti nell’universo cinematografico Marvel.
La scena post credit di “The Winter Soldier” conduce direttamente al film che tutti stiamo aspettando “Avengers: Age of Ultron”. Tuttavia, dopo Capitan America, è uscito un altro film Marvel, “I Guardiani della Galassia” (2014), che però fa un po’ scuola a se. I suoi protagonisti sono un gruppo di alieni guidato da un rinnegato terrestre, Peter Quill, alias Starlord. Le loro vicende sono interessanti perché gettano uno sguardo sull’universo Marvel al di fuori della Terra, però al momento non sono ancora particolarmente integrate con le avventure di Thor, Iron Man e Cap. La storia è una mezza stupidata, il villain è una macchietta, ironia fuori misura e battutine la fanno da padrone. Sembra un po’ “Thor: The Dark World” e non è certo un complimento, ma l’azione incessante e i paesaggi fantascientifici risollevano la media. Nel film si vede finalmente Thanos in maniera integrale, anche se si limita a dire due parole. Divertente la scena post credit, che (re)introduce il personaggio di Howard il papero. Per chi non lo conoscesse, Howard è già stato protagonista di un film divertente e colorato come solo negli anni ’80 potevano fare, ma fate prima a vederlo o a leggere qua, che questo articolo è quasi finito. 

La Fase 2 dell’universo cinematografico Marvel volge al termine, sarà “Avengers: Age of Ultron” a fare il punto della situazione e a lanciare i semi per le prossime avventure. Chi segue ogni giorno le notizie e i rumors sulle pellicole future ha già un’idea di cosa sta per arrivare … come ad esempio un certo tessiragnatele, oppure una “guerra civile” ma fermiamoci qua, sennò non la finisco più . Il 22 aprile incombe, rimanete da queste parti se vi va, che una bella recensione dell’ultima fatica di casa Marvel non ve la toglierà nessuno!

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