Dopo le
recensioni di alcune glorie del passato, veniamo ad un titolo più
recente, Eclipse Phase, un gioco di ruolo di fantascienza e cospirazione con
tinte horror , come afferma la copertina del manuale. Il gioco è nato nel 2008,
ed è attualmente arrivato alla 3° edizione, anche se si tratta più che altro di
ristampe con piccole modifiche e correzioni. Il manuale è un bel tomo di 400
pagine tutte a colori, le immagini sono splendide e altamente suggestive; vi
confesso, anzi, che uno dei due motivi che mi hanno spinto a comprarlo sono
state proprio le illustrazioni. L’altro motivo è che cercavo un bel gioco di
fantascienza, e quel poco che avevo letto sull’ambientazione mi intrigava
parecchio; dovrete però attendere la fine della recensione per sapere se
effettivamente Eclipse Phase abbia soddisfatto le mie aspettative oppure no ...
Cominciamo
parlando dell’ambientazione. Eclipse Phase ambienta le sue storie in un futuro
non ben precisato, probabilmente 100-150 anni da oggi. Conflitti sociali,
economici e militari hanno portato lentamente la Terra al collasso, e la
salvezza che si sperava potesse venire dalla tecnologia porterà in realtà
soltanto sventura. Mentre gli esseri umani trovano il modo di digitalizzare il
proprio ego e di trasferirsi a piacere da un corpo all’altro, realizzando così
una bizzarra forma di immortalità, una sinistra intelligenza artificiale nota
come TITAN prende vita sulla Terra. Corrotta da una sonda aliena lasciata nel
sole da sconosciute entità extraterrestri, il TITAN si rivolta contro i suoi
creatori, dando vita ad un guerra devastante che lascia una sola scelta
all’umanità: abbandonare il pianeta Terra. Gli esseri umani fuggono in tutte le
maniere possibili: con le astronavi o abbandonando i loro corpi, mentre il loro
ego digitalizzato viene trasmesso sulle stazioni spaziali intorno alla Terra o
sulle colonie presenti nei pianeti del sistema solare. Questo catastrofico evento
è noto come The Fall, “la Caduta”, e fa da spartiacque per il nuovo mondo che
nascerà dalle ceneri di questo disastro. Dieci anni dopo la Caduta, l’umanità è
sparsa per il sistema solare ed è riuscita a stabilire colonie persino su mondi
ostili come Mercurio o Plutone; la tecnologia è a livelli avanzatissimi e con
la possibilità di digitalizzare la mente e tenere delle copie di riserva la
morte è solo un ricordo. Nonostante ciò, la Terra è irrimediabilmente perduta,
circondata da un cordone di satelliti killer di sicurezza che non lasciano
entrare o uscire nulla; manca una vera unità politica e le distanze spaziali
hanno determinato la nascita di blocchi di potere contrapposti; il TITAN sembra
aver abbandonato il sistema solare tramite dei tunnel spaziali noti come
Cancelli di Pandora, ma potrebbe essere solo una questione di tempo prima che
ritorni per infliggere il colpo di grazia all’umanità. Umanità che ha superato
i suoi limiti, fisici e mentali, e pertanto preferisce pensare a se stessa come
“Transumanità”. Personalmente
la ritengo un’ambientazione molto interessante, che si ispira a diversi film o
racconti di fantascienza: il TITAN altri non è che lo Skynet di Terminator,
mentre i Cancelli di Pandora sono del tutto simili a quelli della serie di
Stargate. Chi cerca la presenza di razze aliene sarà un po’ deluso: l’umanità è
entrata in contatto solo con una razza, i Factors, simili ad amebe, che dicono
di agire come ambasciatori galattici, salvo poi chiudersi in un ostinato
silenzio quando gli si fanno altre domande. Ci sono poi gli ETI (extra
terrestrial intelligence), la razza aliena che ha lasciato una sonda nel sole
miliardi di anni fa, la vera responsabile del virus digitale che ha fatto
impazzire il TITAN; tuttavia gli ETI giocano unicamente il ruolo di misteriosi
antagonisti dietro le quinte, e di loro non si sa assolutamente nulla, al punto
che è compito del Master decidere quale sia il loro posto all’interno della
propria storia.
Passando al
sistema di gioco, Eclipse Phase utilizza il dado percentuale: quando un
personaggio tenta di compiere un’azione importante, il giocatore deve lanciare
il d100 ed ottenere un numero pari o inferiore all’abilità o alla capacità di
riferimento. Come al solito, in caso di azioni particolarmente difficili o
estremamente semplici, è possibile applicare un modificatore al valore base dell’abilità.
In Eclipse Phase il risultato di 00 sui dadi indica davvero lo zero, quindi il
punteggio massimo ottenibile è 99, che rappresenta sempre un fallimento. Ogni
volta che il risultato del lancio dei dadi è un numero doppio (ad esempio 33,
55 o 88), si ottiene un tiro critico: sarà la riuscita o meno della vostra
azione a determinare se si tratterà di un successo o di un fallimento critico. Se
avete un valore di 60 in Percezione, ad esempio, un tiro di 44 risulterà essere
un successo critico, mentre 66 un fallimento critico. Quando il vostro
personaggio tenta di compiere una qualsiasi azione senza un’opposizione reale,
le cose vanno come vi ho appena detto; se invece la vostra azione viene
contrastata attivamente da un’altra persona (ad esempio provate a nascondervi
dalla sorveglianza o tentate di hackerare un sistema controllato da un
amministratore), si procederà ad un confronto dei tiri e delle abilità. In
questo caso vincerà il personaggio che ottiene il tiro più alto, tiro che
comunque deve essere minore della propria abilità per poter contare come
successo. Torniamo a uno degli esempi precedenti, con il vostro personaggio che
tenta di nascondersi dalla sorveglianza, e per semplicità consideriamo che la
percezione delle guardie e la vostra capacità di infiltrarvi sia uguale,
diciamo un punteggio di 60. Per prima cosa dovrete ottenere con i dadi un
punteggio pari o inferiore a 60, altrimenti avrete già fallito; come seconda
cosa, per vincere il confronto, il vostro lancio dovrà essere superiore a
quello degli avversari. Quindi, se tirate un punteggio di 54 e le guardie un
32, sarete voi a vincere il confronto. Devo ammettere che questo sistema di
risoluzione delle sfide è abbastanza inusuale, altri giochi (es. GURPS)
preferiscono comparare il margine di successo, cioè lo scarto fra il tiro
ottenuto e il valore dell’abilità in questione. Eclipse Phase segue invece il
metodo opposto; numericamente parlando non cambia nulla, però, a livello di
concetto, trovo che sia un metodo meno intuitivo: da una parte c’è l’idea che
devi fare meno del valore della tua abilità, dall’altro l’idea che devi fare di
più dell’avversario. Personalmente trovo più semplice decidere una volta per
tutte il sistema di risoluzione delle azioni (tirare basso o tirare alto) e poi
rimanervi coerenti in ogni situazione, passare da un modo all’altro crea solo
confusione!
La creazione
del personaggio viene gestita con dei punti da spendere per acquistare tratti e
caratteristiche, senza la casualità dei dadi. I personaggi di Eclipse Phase
sono dati dall’unione dell’Ego (la mente) e del Morph (il corpo). Come abbiamo
detto, la digitalizzazione della mente permette di trasferire la propria
coscienza da un corpo ad un altro. Quindi avremo da una parte caratteristiche
mentali che restano identiche a prescindere dal corpo utilizzato, e dall’altra
caratteristiche prettamente fisiche che mutano a seconda del morph in cui
risiede la coscienza in quel momento. Ogni giocatore, tramite la spesa di
punti, decide le sue caratteristiche e acquista il morph con cui inizia il
gioco; ogni morph è dotati di determinate capacità, resistenze e impianti
bionici specifici, a seconda dell’utilizzo per cui è stato progettato. Anche il
background ha la sua importanza, e il giocatore deve decidere da dove proviene
il suo personaggio: sarà un profugo della Terra? Oppure un vagabondo dello
spazio? O addirittura non è neppure un essere umano, bensì una intelligenza
artificiale? Non meno importante del background è la fazione politica di
appartenenza. Il sistema solare di Eclipse Phase è estremamente variegato: fino
a Marte si estende il dominio delle hypercorp, le corporazioni del futuro, che gestiscono
tutto con manageriale efficienza; Giove è occupato da una giunta militare
fascista, mentre da Saturno in poi troviamo anarchici, isolazionisti, e nuove istituzioni
politiche come la cyberdemocrazia di Titano. Scegliendo la propria fazione, il
giocatore stabilisce quali sono i contatti politici del proprio personaggio, e
a chi potrà chiedere aiuto più facilmente durante il gioco. Le reti di
conoscenza di un personaggio hanno un ruolo importantissimo: tutti i
personaggi, nel loro mondo di finzione, si trovano registrati su uno o più
social network, e ciò determina la loro reputazione presso determinate fazioni
politiche. Nella cerchia interna del sistema solare, la reputazione può essere
spesa per ottenere favori, ma nella cerchia esterna la reputazione rimpiazza
del tutto il concetto di denaro: un bene o un servizio possono essere ottenuti
semplicemente “spendendo” la propria reputazione, cercando i giusti contatti e
facendo le giuste richieste. In questi casi la moderazione è d’obbligo: un
personaggio che sfrutti ripetutamente la propria reputazione potrebbe vedere il
proprio punteggio scendere velocemente, perdendo la possibilità di ottenere
beni e servizi quando più gli servono davvero.
Un altro
punto cardine del gioco è la tecnologia, che in Eclipse Phase è davvero
omnicomprensiva. E’ possibile assemblare beni fisici dai semplici materiali
base grazie alla nanotecnologia. L’accesso a questa tecnologia è ristretta
nella cerchia interna del sistema solare, e la nanotecnologia convive ancora
con l’uso del denaro; nella cerchia esterna non ha limiti, ed è per questo che
il sistema economico basato sulla reputazione ha soppiantato quello basato sul
denaro. I morph utilizzati dai personaggi sono corpi cresciuti nelle vasche di
clonazione e subito migliorati con impianti meccanici o bionici: fasce
muscolari potenziate, scheletri rinforzati, un sistema che depura all’istante
il corpo da veleni e impurità, nano macchine in grado di curare le ferite più
terrificanti, una vista che si estende oltre lo spettro del visibile, in
Eclipse Phase si trova davvero di tutto.
Le regole sul
combattimento sono abbastanza semplici, e simili alle regole che si utilizzano
normalmente. Lo scontro si svolge con un confronto fra il tiro di dadi
dell’attaccante e del difensore che tenta di evitare il colpo. L’abilità di
schivata viene dimezzata contro le armi da fuoco, cosa che rende molto
difficile eludere gli attacchi a distanza; se considerate poi l’elevata
mortalità e potenza di queste armi, vi sarà ben chiaro come il combattimento di
Eclipse Phase sia davvero letale. Letale ma non particolarmente dettagliato a
livello di regole, dato che il manuale si limita a fornire il minimo
indispensabile, limitando così le opzioni tattiche alle classiche manovre. Anche
in fatto di armi c’è purtroppo poca scelta, e mancano i singoli modelli di
pistole o fucili, che vengono accorpate in grosse categorie come “pistole
pesanti” o “fucili automatici”.
Tirando
le somme di tutto il discorso, posso dire che Eclipse Phase è un gioco molto
interessante a livello di ambientazione e di dettagli, ma è un po’ carente sul
versante del regolamento, che non sempre riesce a tradurre in maniera
interessante le aspettative che derivano dalla lettura dell’ambientazione. Facciamo
qualche esempio. Eclipse Phase ha una vena horror innegabile: l’isolamento
nello spazio, il TITAN, le orribili alterazioni del virus digitale alieno, la
stessa presenza di insondabili entità extraterrestri di immenso potere che manovrano
dietro le quinte il destino dell’umanità. Quando tenti di creare una storia che
metta a nudo queste paure, quando vuoi che i personaggi del tuo gruppo siano
alla deriva nello spazio, imprigionati in un vascello o una stazione spaziale
con qualche strana e minacciosa entità, la tecnologia di Eclipse Phase non ti
viene in aiuto nel creare questa sensazione di isolamento e claustrofobia, ma
anzi ti rema contro, con la visione potenziata che ti permette di vedere al
buio, nello spettro infrarosso e attraverso i muri! Immaginate il film Aliens
con Ripley e i marines spaziali che vedono oltre porte e pareti, immaginate
tunnel oscuri non più tali grazie all’onnipresente vista potenziata … una bella
schifezza vero? Se ci spostiamo ad osservare il regolamento vero e proprio,
anche qui saltano all’occhio diverse mancanze che tolgono fascino ad un gioco
che altrimenti ne avrebbe parecchio. Opzioni di combattimento limitate, poche
armi, un sistema di risoluzione delle azioni contraddittorio che talvolta
produce risultati che vanno non solo contro il buonsenso ma proprio contro il
divertimento, come quando diventa inutile tirare i dadi perché già sai che non
puoi farcela. Sembra incredibile, vero? Ma può capitare: diciamo che avete un
punteggio di 80 nell’abilità di armi da fuoco, tirate 64 e colpite; ora tocca
al vostro avversario, ha 80 di schivare, ma contro le armi da fuoco il valore
si dimezza, quindi è come se avesse 40. Per evitare il vostro attacco dovrebbe
fare più del vostro 64, ma poiché ha solo 40 è impossibile! Certo, potrebbe
fare un successo critico, ma le possibilità sono davvero poche; e se voi, in
attacco, aveste tirato un 55 (critico), per il vostro avversario non ci sarebbe
nulla da fare: un suo eventuale successo critico in difesa sarebbe inutile,
poiché il punteggio critico più alto che potrebbe ottenere è 33! Non so voi
come la vediate, ma tirare i dadi sapendo di non avere alcuna possibilità di
farcela, a me sembra davvero poco divertente. Un altro esempio di regola che
porta risultati poco piacevoli: esiste un limite massimo di 40 al potenziamento
delle caratteristiche. Questo vuol dire che non importa quali e quanti
potenziamenti potete avere, o che morph possedete, oltre 40 (su 100) non potete
andare. Qui il problema non è il limite in se, che da un punto di vista della
giocabilità e del bilanciamento ha anche un senso; qui il problema è che questo
limite viene raggiunto abbastanza in fretta, dato che tutti i potenziamenti ti
danno minimo un bonus di +10, e che un punteggio naturale di 25 – 30 in una
caratteristica è abbastanza facile da avere, grazie anche ai bonus dei morph. Il
risultato è che vieni a trovarti decine di personaggi (giocanti e non) con caratteristiche
tutte uguali (e tutte al massimo), con un grosso appiattimento nella varietà
del gioco. Tutte queste imperfezioni mi confermano l’idea che mi sono fatto di
Eclipse Phase: un bel gioco che si perde malamente nei dettagli; queste imprecisioni
possono sembrare poca cosa, ma una dopo l’altra si sommano, rovinando quella
che altrimenti sarebbe una stupenda ambientazione.
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