martedì 22 novembre 2016

Animali fantastici e dove trovarli




Torno a questi lidi dopo una lunga assenza per parlarvi di “Animali fantastici e dove trovarli”, primo film di una serie di cinque spin-off della saga magica di Harry Potter. Il titolo del film prende spunto da due libri con identico nome: quello (immaginario) utilizzato da Harry Potter nel suo periodo di studi ad Hogwarts, l’altro, reale, scritto dalla Rowling per beneficienza. Recentemente l’universo di Harry Potter si è trovato di nuovo al centro dell’attenzione mondiale con l’uscita del testo dello spettacolo teatrale “Harry Potter e la maledizione dell’erede”, spacciato dai media come una sorta di 8° libro della serie, sebbene non lo sia affatto. La pièce teatrale è ambientata 19 anni dopo la fine dei romanzi e non è stata scritta direttamente dalla Rowling, seppur sciaguratamente avallata. Dico sciaguratamente perché questa nuova storia di Harry Potter è una roba oscena, che contraddice apertamente diversi capisaldi dei vecchi romanzi. In ogni caso, il mondo di Harry Potter è tornato prepotentemente sotto i riflettori e, con l’uscita di questo film, è destinato a rimanerci ancora parecchio tempo. E’ chiaro che la nuova serie di film nasce con l’unico scopo di capitalizzare il successo di Harry Potter, in parole povere: fare soldi! Non che i film precedenti li avessero fatti per beneficienza ma, almeno, erano tratti da un’opera letteraria di tutto rispetto, anche commerciale, perché no, ma assolutamente valida e profonda per tematiche e contenuti. Questo nuovo film non ha dietro di se assolutamente nulla e, sebbene scritto e sceneggiato dalla Rowling in persona, il risultato è più in linea con i film della saga che non con i romanzi. Ho sempre trovato i film abbastanza deboli, deludenti nel mettere in scena quegli eventi che invece adoravo nei romanzi. Il fatto, poi, che il regista di questo film sia David Yates, lo stesso degli ultimi 4 film di Harry Potter, conferma l’unità stilistica fra questi e il nuovo film, ma anche tutte le critiche che gli si possono muovere. 

Veniamo dunque al film (tranquilli, niente spoiler). La trama è abbastanza esile: il mago Newt Scamandar arriva a New York con una valigia piena di creature magiche. Ovviamente alcune scappano (complice anche uno scambio di valigie con il babbano Jacob Kowalski) e per metà del film il mago, insieme Jacob ed altri, tenta di riacciuffarle. Questa parte è in assoluto la più noiosa, roba così soporifera che ho rischiato di addormentarmi al cinema. Per fortuna il film non è tutto qua, c’è anche una trama parallela che vede una pericolosa creatura, l’Obscurus, seminare morte e devastazione per New York. L’Obscurus è un essere molto raro e pericoloso, che nasce dai bambini maghi che cercano di trattenere e non usare la magia dentro di loro. Newt Scamandar, i suoi amici e alleati nonché l’intero congresso magico degli USA cercano di fermare questa potentissima creatura, la cui scia distruttiva rischia di svelare l’esistenza dei maghi al mondo umano. Ovviamente alla fine ci riescono e sarà proprio Scamander a salvare l’occultamento del mondo magico, ormai gravemente compromesso dalle azioni dell’Obscurus. C’è anche tempo per un colpo di scena molto interessante, che presenta il futuro “cattivo” di questa serie di spin-off, un nemico ovviamente collegato con la saga di Harry Potter, che lascia ben sperare per i seguiti. Come ho detto, la metà del film incentrata sugli animali fantastici, la loro fuga e il loro ritrovamento, è quella che non funziona, noiosa fino all’inverosimile. L’altra metà, con la minaccia dell’Obscurus, è perlomeno gradevole, c’è ritmo, c’è azione e riesce a tenere sveglio lo spettatore. Il vero difetto del film, che fa pendere l’ago della bilancia verso la bocciatura, sono i personaggi, assolutamente mosci ed anonimi. Il mago Newt Scamander fa la parte dell’idiota sorridente tutto il film, non si riesce mai ad empatizzare più di tanto con lui perché di lui non ci viene detto praticamente nulla. Ciò che gli piace, ciò che non gli piace, cosa lo fa soffrire, cosa lo fa arrabbiare, se ha avuto qualche trauma, nel film non c’è niente, l’unica cosa che si sa è che gli piacciono gli animali! Un po’ poco per il protagonista che, spero, verrà messo da parte nei sequel. La protagonista femminile, Tina Goldstein, una ex-auror, è moscia e insipida quanto il suo corrispettivo maschile. Per tutto il film fra lei e Scamander non c’è una singola scena che possa far presupporre un interesse amoroso o sentimentale, ma quando si salutano e lui riparte per l’Inghilterra, ci sono i tipici balbettii e promesse da (quasi) innamorati. Va decisamente meglio ai personaggi secondari, come il babbano Jacob Kowalski e Queenie Goldstein, la sorella di Tina. Sono personaggi un po’ sopra le righe, quasi delle macchiette, ma trasudano umanità e simpatia, fanno breccia nel pubblico che si scopre a tifare più per loro che per gli ignavi protagonisti. Riassumendo, questo “Animali fantastici” è un film di scarso valore, il cui unico pregio è quello di appartenere al mondo di Harry Potter. I fan più oltranzisti potranno ritenerlo sufficiente, gli amanti del cinema o anche solo delle buone storie credo proprio di no.