sabato 6 aprile 2024

La serialità dalla A alla Z

 

Ben ritrovati sul blog. Mentre ero alla ricerca di un argomento interessante per un pezzo e dare così seguito all’impegno preso alla fine dello scorso anno di scrivere nuovi articoli, mi sono imbattuto nella parola “requel”, un termine legato alle meccaniche della serialità che ha destato la mia attenzione. Per via della mia formazione fumettistica, in particolare Marvel e DC, ho sempre avuto una buona familiarità con termini quali reboot, crossover, spin-off. Il fumetto super-eroistico seriale americano è sempre stato più avanti rispetto ad Hollywood che, remake a parte, era abbastanza fermo al palo. Con gli anni ’80 sono arrivati i sequel, poi qualche timido prequel, e solo l’arrivo su celluloide dei film dedicati ai super eroi ha sdoganato l’utilizzo degli altri termini relativi alla serialità. Per la sua oscurità, tuttavia, il termine “requel” ha sorpreso anche me, e mi ha dato lo spunto per questo articolo, in cui analizzerò tutti (o quasi) i termini più comuni legati alle meccaniche della serialità. Il punto di vista principale, per quanto riguarda gli esempi, saranno i film. Andiamo a cominciare!



Ogni universo narrativo nasce da un’opera madre, che per semplicità chiameremo il film originale. Alien (1979), Matrix (1999), Halloween (1978), Predator (1987) sono tutti esempi di film originali. Poteva finire lì, ma l’arrivo di un sequel ha trasformato questi film in qualcosa di più. Un sequel è un seguito diretto alla storia narrata dal film originale. Il sequel riprende una storia che poteva definirsi conclusa e presenta dei fatti accaduti dopo quelli raccontati nella prima opera, utilizzando nella maggior parte dei casi la medesima ambientazione e gli stessi protagonisti dalla prima vicenda. Ecco quindi Aliens – Scontro Finale (1986), con Ripley di nuovo alle prese con gli xenomorfi; ecco tornare Micheal Myers in Halloween 2 – Il Signore della Morte (1981); ecco Predator 2 (1990), che sposta l’avventura dalla giungla tropicale ai grattacieli di Los Angeles. In Predator 2 abbiamo nuovi personaggi e nuova ambientazione ma le vicende del primo film sono citate in un scambio di battute tra il protagonista Mike Harrigan e gli agenti governativi a caccia dell’alieno. L’unica vera regola che un sequel dovrebbe seguire è di fare le cose più in grande rispetto al primo film, e Aliens – Scontro Finale lo esemplifica in maniera superba: nel primo film c’è un solo alieno, nel secondo ce ne sono centinaia!


Un sequel può avere un sequel a sua volta. L’arrivo di un ulteriore sequel può portare alla chiusura di una storia più vasta, come per Star Wars – Il Ritorno dello Jedi (1983), Matrix Revolutions (2003), I Pirati dei Caraibi – Oltre i Confini del Mare (2011) o Il Signore degli Anelli - Il Ritorno del Re (2003). I casi appena citati formano un chiaro esempio di saga o di trilogia. A volte il sequel del sequel porta semplicemente ad una nuova storia, che viene chiusa, lasciando magari spazio ad ulteriori sequel. E’ questo il caso dei vari seguiti di Rocky: ogni film vede l’arrivo di un nuovo sfidante (o di una rivincita), mentre la vita del nostro protagonista prosegue. Un altro esempio possono essere i vari sequel di Halloween o di Venerdì 13: alla fine di ogni film Micheal Myers o Jason Voorhees vengono sconfitti, ma raramente uccisi, così che possano tornare per il prossimo film (e se muoiono, possono sempre tornare in vita, come in Venerdì 13 parte VI: Jason Vive, del 1986).


Cosa succederebbe, però, se la narrazione, invece di andare “avanti”, come avviene nei sequel, tornasse indietro per mostrare fatti antecedenti al film originale? In questo caso avremo un prequel, ossia un antefatto, un film in cui gli eventi narrati si svolgono cronologicamente prima del film originale. Sono esempi di prequel i primi tre episodi di Star Wars, temporalmente antecedenti alle avventure di Luke Skywalker, dove il protagonista è Anakin, suo padre. Allo stesso modo, i tre film de Lo Hobbit fungono da prequel alla trilogia de Il Signore degli Anelli. Se parliamo di film singoli, sono dei prequel X-Men: L’Inizio (2011), Il Padrino – Parte II (1974), Underworld – La Ribellione dei Lycans (2009). Anche un prequel può generare un sequel: un esempio è Alien Covenant (2017), che è il sequel di Prometheus (2012), prequel di Alien (1979). Riassumendo, prequel e sequel fanno riferimento alla posizione cronologica di una storia rispetto ad un’altra. Avremo un prequel se i fatti narrati sono antecedenti alla storia originale, avremo un sequel se le vicende sono posteriori a quanto già raccontato.


Fino a qui le cose sono abbastanza semplici. Iniziamo a complicarle con uno spin-off. Anche lo spin-off deriva da un film principale, di cui in genere mantiene l’ambientazione, ma narra una storia ad esso parallela, focalizzandosi su personaggi diversi, di solito secondari rispetto al film primario. Lo spin-off, quindi, è un film incentrato su elementi o personaggi secondari di un’opera precedente. Fra gli esempi, abbiamo I Minions, buffi mostriciattoli che sono apparsi originariamente nei film della saga Cattivissimo Me, oppure i film con protagonista Adonis Creed, figlio di Apollo Creed e rivale di Rocky. Anche i film di Wolverine, divenuti una trilogia, sono uno spin-off della saga principale degli X-Men. Altro esempio il film Hobbs & Shaw (2019), con protagonisti due personaggi non protagonisti già apparsi nella saga Fast & Furious. Una menzione d’onore va al Re Scorpione (2002), che riesce ad essere contemporaneamente sia uno spin-off che un prequel de La Mummia (1999).


Prendiamo ora in considerazione il cross-over, storia in cui compaiono personaggi o elementi di più universi narrativi. Non sto parlando di meri omaggi o citazioni, ma di una storia in cui si incontrano personaggi appartenenti ad universi narrativi fino ad allora separati. Qualche esempio? Freddy vs Jason (2003), in cui si scontrano gli iconici cattivi delle saghe di Nightmare e Venerdì 13; Alien vs Predator (2004), dove i due alieni delle rispettive saghe se le danno di santa ragione; Batman V Superman – Dawn of Justice (2016), con il primo incontro fra il Cavaliere Oscuro e l’Uomo d’Acciaio; The Avengers (2012), film corale della prima fase del Marvel Cinematic Universe, dove tutti i super eroi, sino ad allora presentati in singoli film, si uniscono per affrontare un minaccia fuori scala.


Alziamo l’asticella e proseguiamo con un concetto complicato come la retcon. Il termine è una contrazione delle parole inglesi retroactive continuity e indica una modifica alla forma o al contenuto di una narrazione già nota, che consente di creare una storia alternativa dove la trama o i personaggi sono in conflitto con quanto narrato in precedenza. In sostanza è un espediente narrativo per modificare eventi e situazioni descritte in precedenza e adattarle a nuovi sviluppi della storia o per correggere preesistenti violazioni/errori della linea narrativa. Highlander 2 (1991), con la sua trama raffazzonata, annulla tutta la tradizione e il background storico-sovrannaturale del primo film, decidendo che Ramirez e Connor MacLeod siano degli alieni (!!!). I film Deadpool (2016) e Deadpool 2 (2018) reintroducono questo personaggio nell’universo mutante, riscrivendo la sua prima apparizione avvenuta nel film X-Men Le Origini – Wolverine (2009). In Spiderman 3 (2007) viene rinarrata la vicenda dell’omicidio dello zio Ben (già mostrata, con tanto di colpevole, nel primo Spiderman del 2002), attribuendone la responsabilità a Flint Mark, l’Uomo Sabbia.


Passiamo ora a qualcosa di semplice e torniamo a focalizzarci sul il film principale. Oltre a sequel o prequel, il film originale potrebbe subire dei trattamenti particolari, come il remake o il reboot. Il remake è il rifacimento di un singolo film ben definito a distanza di un certo periodo di tempo dall’originale. Nel remake la trama e i personaggi restano (abbastanza) fedeli all’originale, con pochi cambiamenti. Si tratta di una nuova versione della stessa storia, magari cambiando ambientazione o epoca, ma senza clamorose variazioni alla trama e ai personaggi principali. Fra gli esempi di remake abbiamo La Cosa (1982) di John Carpenter, Scarface (1983) di Brian De Palma, La Mosca (1986) di David Cronenberg, Ocean’s Elevn (2001) di Steven Soderbergh, The Ring (2002) di Gore Verbinski (lascio a voi divertirvi a cercare i film originali). Il reboot è il riavvio di un intero franchise e non è circoscritto ad una singola opera bensì ad un gruppo di opere appartenenti al medesimo universo narrativo. L’idea è di iniziare (riavviare) un nuovo franchise e poter quindi girare diversi sequel. E’ il riavvio di una narrazione ormai esaurita, che viene riscritta e rilanciata, prendendo spunto solo da alcuni dettagli e personaggi dell’originale. Qualche esempio? La serie dei film Amazing Spiderman con Andrew Garfield rispetto agli Spiderman di Sam Raimi; Jumanji (2017) e il suo sequel rispetto al Jumanji con Robin Williams; Halloween – The Beginning (2007) e il suo seguito, per la regia di Rob Zombie, rispetto al film originale di Carpenter. C’è da dire che talvolta la differenza tra remake e reboot è labile, per non dire complicata. La Mummia (1999) e i suoi seguiti che rapporti hanno con il film La Mummia del 1932? E La Mummia del 2017 con Tom Cruise cosa sarebbe? Il reboot del reboot? Oppure: sia Venerdì 13 che Nightmare hanno avuto un reboot, ma lo scarso successo al botteghino non gli ha permesso di generare ulteriori seguiti. Si potrebbero, quindi, considerarli dei semplici remake?


Veniamo infine al termine requel, la parola che è stata indirettamente la causa scatenante di questo articolo. Il requel è un film che rivisita e ripropone il tema di un altro film, solitamente di grande successo, ma non è un remake, né un sequel e neanche un reboot. Non è un remake perché questo solitamente si limita a riproporre per filo e per segno la narrazione passata; non è un sequel perché non è una continuazione lineare della trama del film originale; non è un reboot perché questo prende il prodotto originale e ne stravolge gli eventi. Il requel (contrazione delle parole reboot e sequel) è un prodotto che sfrutta gli elementi di un film già esistente, senza esserne un rifacimento e senza rientrare in una specifica sequenza temporale. Nel requel c’è spesso la volontà di far apparire l’intera narrazione in modo diverso: se ne riprendono alcune figure e vicende ma la storia è ampliata al punto da renderla quasi priva di accenni o richiami all’opera originaria. Il requel sfrutta le caratteristiche di un altro film, proiettandolo narrativamente nel futuro, unendo i concetti di reboot e sequel insieme. Fondamentalmente è un sequel che abbraccia le strutture fondanti e le costanti del film di riferimento, ma anche le sue mutazioni. Qualche esempio? Casino Royale (2006) appartiene alla saga di 007, ma di fatto ne è un rilancio da zero. Altri esempi sono Scream (2022), Matrix Resurrections (2021), Mad Max Fury Road (2015), Ghostbusters: Legacy (2021), Jurassic World (2015), Halloween di David Gordon Green (2018).



domenica 31 dicembre 2023

Un anno turbolento

Buone feste e buon anno a tutti. Scrivo questo post nell'ultimo giorno di questo 2023, un giorno nuvoloso e inquieto, turbolento come l'anno a cui appartiene. Chi segue questo blog da tempo, avrà certamente notato come raramente riesco a scrivere più di un articolo l'anno, e ammetto che questo pezzo lo sto facendo unicamente per tradizione, per non lasciare la colonnina laterale degli anni senza il 2023. Questo perchè, come ho detto, l'anno che sta volgendo al termine è stato parecchio caotico per il sottoscritto e, pur animato da buone intenzione, non sono riuscito a portare nessun articolo.

Devo riconoscere che ormai i blog sono un media superato, chi tratta di argomenti nerd lo fa tramite YouTube, Twitch o i vari social. Non è soltanto il fatto (assolutamente vero) che la gente legge poco e preferisce un video al doversi leggersi una schermata di testo, ma conta anche il fatto che il mondo attuale è un mondo di informazioni velocissime, e nel tempo a me necessario per fare un articolo sono già usciti mille video sull'argomento.

Resta però il fatto che a me piace scrivere e, anche solo come hobby, voglio cercare di tenere il blog attivo, sia pure con uno o due articoli l'anno, ed è per questo che sono molto dispiaciuto di non essere riuscito a portare nulla per questo 2023. Vi offro, in cambio, le mie buone intenzioni per il prossimo anno e vi anticipo un paio di articoli: in uno vorrei fare le recensione di alcuni libri fantasy che ho letto di recente, nell'altro vorrei trattare i giochi di ruolo che utilizzano il sistema Forged in the Dark. Rinnovo a tutti gli auguri di buon anno e spero di riuscire a restare fedele a quanto promesso (e magari di trovare qualche nuovo lettore per il 2024).

mercoledì 9 novembre 2022

Leggere Tolkien: da dove iniziare?

 

Ben ritrovati sul blog. Complice l’uscita de “Gli Anelli del Potere”, la serie di Amazon Prime che mette in scena la Seconda Era della Terra di Mezzo, su internet sono apparsi numerosi articoli e video dedicati al mondo di J.R.R. Tolkien. Non solo recensioni ed analisi della serie, come è logico aspettarsi, ma anche riflessioni sull’opera di Tolkien in generale. Al di là di quello che pensate della serie, è innegabile che la grande attenzione mediatica a lei dedicata ha portato nuove persone ad interessarsi (e spero ad appassionarsi) a Tolkien ed alla Terra di Mezzo. In particolare, mi sono imbattuto in diversi video in cui si cerca di spiegare, al lettore neofita, quale sia il giusto ordine per approcciarsi agli scritti di Tolkien. Purtroppo, ed è il motivo per cui sto scrivendo questo articolo, in alcune occasioni è stato suggerito un approccio cronologico, che indica il Silmarillion quale primo libro da cui iniziare. Anche senza non considerare la maggior difficoltà di lettura di un’opera come il Silmarillion rispetto allo Hobbit o al Signore degli Anelli (difficoltà che potrebbe mettere seriamente a rischio il proseguo della lettura di tutto il ciclo Tolkeniano), ritengo questo approccio totalmente sbagliato per almeno due motivi.

 

Prima di analizzare questi motivi, però, facciamo un passo indietro e cerchiamo di classificare rapidamente le opere di Tolkien (sia quelle scritte direttamente da lui, che quelle pubblicate dal figlio). Le opere principali di Tolkien sono lo Hobbit e il Signore degli Anelli. Sono gli unici libri pubblicati da lui stesso in vita e sono strettamente legati. Ne “Lo Hobbit” viene narrata un’avventura di Bilbo Baggins con i nani, Gandalf, Gollum e il drago Smaug; potrebbe anche finire qui, se non fosse che Bilbo trova un piccolo anello d’oro in grado di renderlo invisibile. Questo anello è l’Unico Anello, forgiato da Sauron, l’Oscuro Signore ed è l’evento che darà il via agli eventi e alle battaglie ne “Il Signore degli Anelli”. Bilbo è invecchiato, pertanto il testimone passa a suo nipote Frodo, che insieme a Sam, Merry e Pipino, rappresenteranno la gente piccola (e in definitiva il lettore) all’interno di un mondo che, rispetto a quanto mostrato nel primo libro, aumenta esponenzialmente di dimensioni, complessità, intrecci e personaggi. Il Silmarillion, opera a cui Tolkien lavorò per tutta la vita ma che non terminò mai, è di fatto un gigantesco prequel/antefatto degli eventi presentati negli altri due libri. È una storia dell’intero mondo di Arda, con la sua creazione, le sue pseudo-divinità, la nascita degli elfi e degli uomini e tanto altro ancora. Non c’è un protagonista unico, ma tanti eventi e personaggi che coprono millenni di tempo vissuto. Se vi viene in mente la Bibbia, non siete troppo lontani dalla verità. I Racconti Incompiuti sono scritti su vari argomenti che approfondiscono la storia di alcuni eventi, personaggi o addirittura oggetti (es. i Palantiri). 

Cosa resta? Restano i Racconti Perduti (2 volumi), parti di un’opera più grande in 12 volumi (la storia della Terra di Mezzo, ancora inedita in Italia ma le cose stanno per cambiare), pubblicata da Christopher, il figlio di Tolkien, che contengono le versioni precedenti e/o scartate de “Il Silmarillion”; restano le varie lettere di Tolkien ad amici, parenti e scrittori, utili a capire il pensiero dell’autore; restano libri come “I figli di Hurin”, “Beren e Luthien” e “La caduta di Gondolin”, che espandono storie già presenti nel Silmarillion, anche queste pubblicate postume. Nessuna di queste opere ci interessa ai fini di decidere in che ordine approcciarsi agli scritti di Tolkien: non solo alcune non sono neppure narrativa (es. le lettere) ma abbiamo a che fare con bozze o versioni preliminari di qualcosa che troveremo in forma compiuta nei libri principali. Rimangono dunque quattro opere (quelle in neretto). Il Silmarillion, come si è già accennato, non è adatto ad introdurre un nuovo lettore al mondo di Tolkien (un po' di pazienza e spiegherò perché); i Racconti Incompiuti neppure, in quanto espandono la conoscenza di luoghi e personaggi che già si dovrebbero conoscere. Restano lo Hobbit e il Signore degli Anelli. Cronologicamente parlando, lo Hobbit viene prima, avrebbe senso iniziare da lì. Si tratta di un testo snello, scritto come fosse una fiaba, forse perfetto per chi vuole iniziare. Ho scritto forse, però. Proprio il suo essere una fiaba allontano lo Hobbit da quello che la gente si aspetta da Tolkien, una narrativa fantasy epica. Il Signore degli Anelli riassume ampiamente l’antefatto da cui prende il via (la scoperta dell’anello di Bilbo) e fornisce molte più informazioni sugli hobbit e la Contea di quanto non facesse il libro precedente. Pertanto, è assolutamente possibile iniziare direttamente dalla “piatto principale”, immergendosi subito nella Guerra dell’Anello e recuperando in seguito lo Hobbit. Sono entrambe scelte valide: seguire un percorso cronologico o puntare direttamente al cuore della storia. Quello che è sicuramente sbagliato, invece, è iniziare con il Silmarillion, e ora (finalmente) vi spiegherò il perché.

 

Il primo motivo per non iniziare a leggere Tolkien con il Silmarillion è, paradossalmente, proprio di natura cronologica. Il Silmarillion narra con grande dettaglio gli eventi della Prima Era, ma non trascura né la Seconda Era, a cui dedica un esteso capitolo, né la Terza Era, riassumendo in breve gli eventi dello Hobbit e del Signore degli Anelli. Questo vuol dire che, se un nuovo lettore iniziasse a leggere Tolkien con il Silmarillion, si farebbe un grosso “spoiler” su tutti gli altri libri. Astrattamente, sarebbe forse possibile iniziare a leggere il Silmarillion, fermarsi al momento giusto, leggere lo Hobbit e il Signore degli Anelli, quindi completare il Silmarillion. Questo approccio però, per un nuovo lettore, risulterebbe molto complicato, senza considerare che trovare il momento corretto in cui interrompere la lettura del Silmarillion non è affatto facile.

In ogni caso, c’è secondo motivo che sconsiglia tutto ciò, ed è quello più importante di tutti. Gran parte del fascino del Signore degli Anelli sta nell’impressione di una storia più ampia sullo sfondo. Gli eventi del libro si svolgono sul finire della Terza Era, quindi al culmine di millenni di storia passata. Questi eventi conferiscono antichità alla Terra di Mezzo e le danno un background (oggi si direbbe una “lore”) che rende più credibile, reale ed affascinante la storia narrata. Quando Aragorn accenna alla storia di Beren e Luthien, quando Elrond racconta di Celebrimbor, o nel canto di Gimli a Moria, tutti questi rimandi al passato mitico della Terra di Mezzo danno all’opera una profondità senza paragoni. Lo stesso Tolkien rifletteva se fosse il caso di narrare (e pubblicare) le molte storie che fanno da sostrato alla Guerra dell’Anello. Il rischio, secondo lo stesso autore, era di togliere la magia all’opera principale, senza considerare poi che le varie storie, singolarmente prese, non avrebbero avuto una cornice narrativa. Il Silmarillion è un’opera affascinante, non semplice da leggere, e noi lettori siamo grati a Christopher Tolkien per averla pubblicata. Quel che è certo, però, è che iniziare a conoscere Tolkien con il Silmarillion è uno sbaglio che si rischia di pagar caro, rovinandosi la lettura de Lo Hobbit e del Signore degli Anelli e togliendo a queste opere la loro specificità. Il Silmarillion si può meglio apprezzare dopo aver letto i libri principali di Tolkien: solo allora il lettore avrà la capacità di capire la monumentalità di quest’opera.

mercoledì 25 agosto 2021

La Seconda Era della Terra di Mezzo

 

Ben ritrovati, è passato parecchio tempo dal mio ultimo articolo ma sono certo che questo pezzo si farà perdonare l’attesa. È notizia di questi ultimi tempi che la serie dedicata all’universo di Tolkien arriverà su Amazon Prime a settembre 2022, quindi fra un anno circa. Si sa poco di questa serie, salvo che dovrebbe essere ambientata nella Seconda Era. Le vicende del film/romanzo de Il Signore degli Anelli si svolgono alla fine della Terza Era, diversi millenni dopo, quindi. Se siete fedeli lettori dell’opera di Tolkien, sapete già cosa aspettarvi. Se avete conosciuto la Terra di Mezzo solo grazie ai film o siete dei lettori smemorati, potreste invece avere qualche problema a raccapezzarvi. Parlando con amici fan dell’opera, ho scoperto che le conoscenze relative alla Seconda Era sono abbastanza scarse, e si fa spesso confusione tra gli eventi di questa era e di quella precedente. Per permettere ai non esperti di arrivare con le idee chiare all’appuntamento del 2022 con la serie tv, ho deciso di scrivere un articolo interamente dedicato alla Seconda Era ed alle sue vicende. Questo significa, tra le altre cose, che mi limiterò a toccare soltanto il necessario gli eventi della Prima Era, lasciando eventuali spiegazioni ad altri articoli, futuri o passati (ad esempio questo).

La Seconda Era inizia con la fine della Guerra dell’Ira, nella quale Morgoth, il Valar[1] rinnegato, viene sconfitto e scagliato fuori i confini del mondo dai suoi simili, nel corso di una battaglia che distrugge completamente il Beleriand, la parte più occidentale della Terra di Mezzo, e termina 3441 anni dopo con la battaglia sulle pendici dell’Orodruin (il Monte Fato), dove l’Ultima Alleanza di uomini ed elfi sconfigge Sauron, l’oscuro signore, seppur in maniera non definitiva, come ben sappiamo. Nel corso di questi 3441 anni succedono davvero un sacco di cose, le più importanti delle quali, per un verso o per l’altro, sono determinate o seguono le azioni di Sauron. Al termine della Grande Battaglia fra i Valar e Morgoth, Sauron, luogotenente di quest’ultimo, si arrende al potente Eonwe[2], ma viene avvisato che, per avere un completo perdono ed una punizione appropriata ai suoi crimini, dovrà recarsi in Aman[3], per essere giudicato dai Valar. Forse il pentimento di Sauron in questo momento è sincero, ma uno spirito orgoglioso come il suo non riesce ad accettare di sottomettersi al giudizio dei Valar e così fa l’unica cosa che può fare: fugge e si nasconde da qualche parte nella Terra di Mezzo.

 


Nel frattempo, la maggior parte degli Elfi Noldor sopravvissuti alla guerra fa ritorno a Valinor, dopo essere stati perdonati dai Valar. Alcuni esponenti di spicco di questa razza, tuttavia, restano nella Terra di Mezzo. Fra di loro troviamo Gil-Galad, figlio di Fingon e attuale Alto Re dei Noldor, che prende dimora nel Lindon; Galadriel, che diventa regina di Lorien; Elrond mezzelfo, che dimora nel Lindon insieme a Gil-Galad. Tutti sappiamo del ruolo che Elrond ricoprirà in futuro, ma non tutti si ricordano che Elrond aveva un fratello, Elros. I due erano figli di Earendil ed Elwing, e pertanto erano un incrocio fra umani ed elfi. Al termine della guerra, i Valar concessero ai mezzelfi di scegliere la loro razza di appartenenza: Elrond scelse la razza elfica e l’immortalità (non a caso è ancora vivo all’epoca delle vicende della Guerra dell’Anello, ben 6.000 anni dopo i fatti di cui stiamo discutendo); Elros, invece, scelse di essere un uomo mortale, sebbene gli venne concessa una vita lunga oltre 500 anni. Elros fu posto a capo dei Dunedain, gli uomini che nel corso della Prima Era combatterono Morgoth insieme agli elfi, e divenne il loro re. Come ricompensa per le loro gesta, i Valar donarono a questi uomini una vita lunga, sapienza e potere (grazie agli insegnamenti di Eonwe) e una terra dove vivere, un’isola a forma di stella che prese il nome di Numenor. L’isola era situata fra la Terra di Mezzo e Aman, il Reame Benedetto. I Dunedain, anche noti come Numenoreani, prosperarono nella loro nuova dimora: divennero grandi navigatori ed esploratori, ma sempre restando in stretto contatto con gli elfi, di cui erano amici ed alleati. Dall’isola di Numenor era possibile vedere le torri di Eldamar, la città degli Elfi Noldor in Aman, ma ai Dunedain era proibito veleggiare verso ovest o diventare immortali, in quanto tale dono era privilegio della stirpe elfica. Questi divieti diventeranno un problema, come vedrete, ma all’inizio della storia di Numenor le cose filavano lisce, i Dunedain rispettavano i Valar e adoperavano la lingua elfica come lingua ufficiale, al punto che ogni Re di Numenor, prima del nome, utilizzava il suffisso “Tar”, che significava alto, nobile. Elros, il primo re di Numenor, governò con il nome di Tar-Minyatur, ad esempio, e il suo regno durò fino all’anno 422 della Seconda Era, a testimonianza della lunga vita dei Dunedain di quell’epoca. Salpando dalla loro isola, i Numenoreani esplorarono il mondo e sbarcarono diverse volte sulla Terra di Mezzo, istruendo gli uomini più primitivi che vi abitavano. Circa dal 1200 SE (da adesso in poi utilizzerò questa sigla per le date, che ovviamente sta per Seconda Era) i Dunedain cominciarono a costruire insediamenti stabili nella Terra di Mezzo, fra i quali Umbar e Pelargir.

 


Nel frattempo, cosa faceva Sauron? L’Oscuro Signore rimase ben nascosto per oltre 500 anni, dopo i quali cominciò a rivelarsi apertamente. Verso l’anno 1000 SE aveva radunato abbastanza forze per insediarsi nella terra di Mordor e cominciare la costruzione della sua fortezza, Barad-dur. Ma i veri guai iniziarono verso l’anno 1500 SE: sotto le false spoglie di Annatar (signore dei doni), Sauron si presentò e fece amicizia con gli elfi Noldor che vivevano nell’Eregion e in particolare con Celebrimbor, un abilissimo artigiano. Con la combinazione della bravura dei Noldor e delle arti magiche di Sauron, iniziò la forgiatura degli Anelli del Potere. Dopo la creazione di alcuni anelli minori, Celebrimbor realizzò da solo i Tre Anelli degli Elfi[4], che quindi non furono mai toccati o corrotti da Sauron. In segreto, Sauron forgiò l’Unico Anello nel 1600 SE per dominarli tutti ma Celebrimbor se ne accorse, nascose i tre anelli e cominciò la Guerra tra gli Elfi e Sauron (1693-1700 SE), un conflitto che devastò le terre dell’Eregion e vide la morte dello stesso Celebrimbor. Fu proprio nel corso di questa guerra che, nel 1697 SE, fu fondato da Elrond il rifugio di Imladris, più comunemente noto come Rivendell o Granburrone. Gil-Galad, Alto Re dei Noldor, chiese aiuto ai Dunedain che, sotto la guida del loro re dell’epoca, Tar-Minastir, sbarcarono in forze nella Terra di Mezzo e sconfissero le forze di Sauron, il quale fuggì nuovamente a Mordor. Lo sbarco e la vittoria dei Numenoreani rappresenta forse il culmine del loro potere. Da questo momento in poi, le cose inizieranno a farsi più fosche, alludendo a futuri disastri.

 


I Dunedain divennero col tempo più forti, è vero, ma anche più orgogliosi e, soprattutto, insoddisfatti della loro condizione. Verso il 1800 SE iniziarono ad imporre obblighi e tributi agli uomini della Terra di Mezzo; nel mentre, il divieto dei Valar di veleggiare verso ovest e la visione delle torri degli elfi dalla loro isola senza poterle raggiungere, generò nei Dunedain un profondo malcontento. Non potendo diventare immortali ed invidiando gli elfi, gli abitanti di Numenor cercarono a modo loro l’immortalità nel potere, nella ricchezza e in suntuose costruzioni funebri. Intimamente, i Dunedain iniziarono a temere la morte, cercando di allontanarla con elaborati riti funerari, senza accorgersi che, contrariamente alle aspettative, la durata della loro vita si accorciava. Verso il 2300 SE, quello che prima era un malcontento sotterraneo, divenne manifesto: gli uomini di Numenor iniziarono a contestare apertamente i Valar, tagliarono i rapporti con gli elfi e abbandonarono l’usanza di usare nomi elfici per i loro regnanti, impiegando invece la loro lingua, l’Adunaico. Non tutti i Dunedain, ovviamente, rinnegarono il loro retaggio: un piccolo gruppo, noto come i Fedeli, rimase amico degli elfi e continuò ad avere rapporti con questo popolo, subendo ritorsioni e discriminazioni per questo. I Numenoreani iniziarono ad usare il titolo di Re degli Uomini, arrogandosi il diritto di governare l’intera razza umana. Anche Sauron, nel suo dominio di Mordor, cominciò ad usare questo titolo, ponendosi ovviamente in conflitto con l’orgoglio dei Numenoreani. Da questo momento in poi, le cose andranno rapidamente a peggiorare …

Nel 3255 SE salì al trono di Numenor Ar-Pharazon, detto il Dorato (notate il diverso linguaggio, in quanto, come ho detto, i Numenoreani avevano abbandonato la lingua elfica). Ar-Pharazon venne a sapere delle vanterie di Sauron e decise di sbarcare in forze sulla Terra di Mezzo, per confrontarsi direttamente con lui. Tale era la potenza e la vastità delle armate Numenoreane, che i servitori di Sauron rifiutarono lo scontro e fuggirono a gambe levate. Rimasto solo, Sauron si umiliò e si prostrò davanti al Re di Numenor, solleticando il suo folle orgoglio e convincendolo a portarlo su Numenor. Sauron arrivò sulll’isola come prigioniero ma, in poco tempo, convinse il re a lasciarlo libero ed anzi divenne il suo più fidato consigliere. Per 50 anni Sauron avvelenò Ar-Pharazon e il suo regno, dando effettivamente inizio ad un dominio di terrore. Convinse il re ad adorare Melkor[5] quale unico vero dio, fece costruire un tempio dove adorarlo e diede il via a dei sacrifici umani. Gli elfi furono definitivamente banditi, i Fedeli perseguitati ed utilizzati come vittime sacrificali. Alla fine, con la vecchiaia del re, Sauron convinse Ar-Pharazon che i Valar avessero imposto il divieto di navigare verso la loro terra ad ovest per tenere lontano gli uomini dall’immortalità. Ciò che più bramavano, la vita eterna, era a portata di mano, dovevano solo recarsi su Aman e reclamare il loro premio. La follia, le menzogne, la vecchiaia del re, tutto cospirò per l’ultimo atto di follia: nel 3319 SE un’immensa flotta salpò da Numenor e si recò ad ovest, sbarcando sulle spiagge del Reame Benedetto. In un silenzio carico di tensione, il vecchio re gridò la sua signoria sulla terra di Aman e reclamò l’immortalità per lui e il suo popolo. I Valar invocarono Eru[6], il supremo dio creatore, che intervenne per la prima ed unica volta da quando il mondo fu creato: le spiagge seppellirono le armate di Numenor, i mari spazzarono via la flotta mentre Numenor fu distrutta e si inabissò per sempre. A seguito di questo disastro, la stessa forma del mondo fu cambiata, diventando sferica[7] e rendendo impossibile a chiunque, salvo agli Elfi, di raggiungere Aman. Questo evento epocale, tuttavia, non fu la fine di tutti i Dunedain: il gruppo dei Fedeli, amici degli elfi, si mise in salvo sulle proprie navi e, guidato da Elendil e dai suoi figli Isildur e Anarion, sbarcò sulla Terra di Mezzo, dove fondò i Regni in Esilio, Gondor e Arnor.

 


Anche Sauron sopravvisse al disastro: la sua forma fisica perì nella distruzione di Numenor ma il suo spirito sopravvisse e tornò sulla Terra di Mezzo. Da quel momento, tuttavia, fu per sempre incapace di assumere un aspetto gradevole e si reincarnò come uno spaventoso signore oscuro. Sauron riunì le proprie forze e nel 3429 SE attaccò Gondor. I Dunedain di Gondor e Arnor si unirono agli elfi rimasti sulla Terra di Mezzo nell’Ultima Alleanza, allo scopo di contrastare il signore di Mordod. Nel 3434 i due eserciti si scontrarono nella Battaglia di Dagorlad, che vide uomini ed elfi trionfare. L’Ultima Alleanza cinse d’assedio Barad-dur per 7 anni, finché lo stesso Signore Oscuro non scese in campo. Nel 3441 SE, sulle pendici dell’Orodruin (il Monte Fato), avvenne la battaglia finale: Elendil e Gil-Galad atterrarono Sauron ma pagarono l’impresa con la vita; in quel mentre, Isildur, figlio di Elendil, tagliò il dito a Sauron, che perse l’Unico Anello e la sua forma fisica, venendo infine sconfitto. Una sconfitta non definitiva, come sappiamo, dato che Isildur non distrusse l’anello, ma che comunque pose fine alla guerra e alla Seconda Era. Il film del Signore degli Anelli si apre proprio con le immagini di questa battaglia e sono certo che tutti voi sapete cosa è successo dopo.

 

Spero che l’articolo vi sia piaciuto ed abbia risposto ai vostri eventuali dubbi. Per non appesantire la narrazione, ho messo delle note per fornire una spiegazione sintetica di alcuni termini o concetti. Tale spiegazione, quasi sempre legata a fatti o personaggi della Prima Era, è necessariamente semplificata. In futuro, chissà, potrebbe essere materia per un nuovo articolo.



[1] I Valar sono esseri superiori di immenso potere. Nel contesto della Terra di Mezzo possono essere equiparati a (piccole) divinità, ognuna con una sua sfera di influenza, in maniera simile agli dei dell’Olimpo.

[2] Eonwe appartiene ai Maiar, entità simili ai Valar ma di potere inferiore, in genere servitori di questi ultimi. Eonwe, Gandalf, Sauron e i Balrog sono tutti esempi di Maiar.

[3] Aman è l’isola-continente dove vivono i Valar e la maggior parte degli Elfi. Anche nota come Valinor o Reame Benedetto, si trova ad ovest della Terra di Mezzo.

[4] Vilya, l’anello dell’aria, era il più potente dei tre e fu posseduto prima da Gil-Galad, poi da Elrond. Narya, l’anello del fuoco, appartenne a Cirdan il marinaio, che lo cedette a Gandalf quando arrivò nella Terra di Mezzo, nella Terza Era. Nenya, l’anello dell’acqua, rimase sempre nelle mani di Galadriel.

[5] Melkor è il nome originario di Morgoth, il Valar rinnegato.

[6] Eru, anche detto Iluvatar, è il dio creatore originario di Arda (il reame), il mondo che comprende Aman e la Terra di Mezzo. E’ superiore ai Valar, che sono in effetti i suoi servitori, tuttavia è poco noto e raramente adorato o venerato, al contrario dei Valar.

[7] Prima dell’intervento di Eru, in effetti, il mondo era piatto. Dopo il disastro, il mondo diventò sferico e l’isola-continente di Aman fu rimossa fisicamente dal mondo. Gli elfi, tuttavia, possono ancora navigare verso ovest e raggiungere Aman, una sorta di “strada segreta” che è prerogativa della loro stirpe. Anche Bilbo e Frodo prenderanno questa via, in quanto portatori dell’Unico Anello e per concessione dei Valar.