giovedì 25 gennaio 2018

Marvel vs DC: falsi miti e bugie clamorose



Secondi antichi sistemi filosofici, ogni cosa al mondo è duale: la luce si oppone alle tenebre, la vita alla morte, l’alto al basso e così via. Questa dicotomia esiste anche nel mondo dei fumetti, quelli di super eroi in particolare, con l’eterno confronto fra Marvel e DC. I fan sostengono la superiorità del proprio universo fumettistico preferito contro l’altro in duelli verbali e sfoggio di cultura nerdistica tali da far pensare cosa succederebbe al mondo se tanta foga venisse messa al servizio di cause più nobili. In Italia, la Marvel vanta una presenza storica più radicata: dagli anni ’70 con le edizioni Corno, fino a quelle odierne della Panini Comics, i fumetti della Casa delle Meraviglie sono più o meno sempre stati presenti nelle edicole e nelle fumetterie. La DC, nonostante i suoi eroi siano in giro storicamente da più tempo di quelli della sua rivale, ha invece avuto una scarsa penetrazione in Italia. Diversi editori hanno tentato di proporre in Italia le sue storie, con alterne fortune ma, soprattutto, lunghi periodi di inattività editoriale. Dal 2007 le cose sono cambiate: prima la Planeta De Agostini, poi la Lion, hanno mantenuto una presenza fissa in edicola e in fumetteria, permettendo ai fumetti di DC di farsi conoscere al grande pubblico. Il gap fra Marvel e DC in Italia resta comunque una verità ineludibile, verità dovuta unicamente a ragioni editoriali e non alla minore qualità dei fumetti proposti.




La diatriba Marvel e DC, negli ultimi anni, si è spostata al cinema: la nascita del Marvel Cinematic Universe e la risposta della sua rivale con il DC Extended Universe, ovvero il tentativo di creare universi cinematografici condivisi con i loro super eroi come protagonisti, ha portato lo scontro tra i fan a livelli impensabili. Il progetto cinematografico della Marvel è andato rapidamente in porto, con grossi successi di pubblico e di incassi, diventando una pietra di paragone per tutti gli altri studios. Il DCEU pare invece arrancare, non avendo ancora trovato la quadratura del cerchio, i suoi film si alternano fra modesti successi e critiche ferocissime. Ma è davvero così? Al di là dei gusti personali, trovo che le critiche al DCEU sono viziate da profonda partigianeria. Poiché la Marvel ha trovato il successo con la sua strada, la DC è stata criticata sin dall’inizio per non averne seguito le orme. Fan esagitati che esaltano film Marvel che sono autentiche immondizie, sembrano dimenticare i loro canoni di giudizio quando si trovano a commentare un film della DC. Lo scopo di questo articolo è analizzare alcune delle frequenti critiche rivolte ai film del DCEU per vedere se c’è qualcosa di vero. Andiamo a cominciare!




I tempi del DCEU sono stati affrettati

La Marvel ha cominciato con film sui singoli eroi e solo dopo averli presentati tutti, li ha riuniti in un film corale come “The Avengers”. La DC ha cominciato con “Man of Steel”, film a solo su Superman, ha inserito Batman e Wonder Woman in “Batman v Superman”, quindi ha utilizzato il film “Justice League” per presentare gli eroi mancanti. La critica dei fan è che la DC ha fatto le cose “troppo di fretta”. Questa critica è faziosa, oltre che falsa. E’ faziosa, perché presuppone che la DC debba comportarsi per forza come la Marvel, come se il modello Marvel fosse l’unico giusto e meritevole. E’ falsa perché, conti alla mano, si può vedere che il film corale della DC, Justice League, ha seguito più o meno le stesse tempistiche temporali della Marvel. Fra “Iron Man”, primo film della Marvel, del 2008, e “The Avengers”, il film di gruppo della stessa, uscito nel 2012, sono passati 6 anni e 5 film. Per la DC, fra “Man of Steel”, del 2013, e “Justice League”, del 2017, sono passati 4 anni e 4 film. Differenze davvero ridicole, che demoliscono totalmente questa critica. La DC non ha affrettato i tempi, ha semplicemente fatto le cose in maniera diversa.




Il DCEU sta copiando la Marvel

Questa critica è davvero ridicola. La DC esiste da più tempo della Marvel, i suoi eroi sono stati spesso e volentieri copiati dalla Marvel (Flash, Darkseid, lo stesso Superman) e prima che questa portasse al cinema Iron Man, la DC aveva già avuto sugli schermi Superman e Batman. E’ vero che nessuno aveva ancora creato un universo condiviso che ricalcasse quello dei fumetti ma davvero basta solo questo per ritenere che la DC voglia copiare la Marvel? Qui non si tratta di copiare, bensì di mettere a frutto, su schermo, un patrimonio di fumetti inestimabile e davvero non c’è niente di male che la DC voglia fare lo stesso. Sarebbe stato molto più grave se non ci avesse provato, non trovate?




Wonder Woman è l’unico film riuscito

Apparentemente è una semplice dichiarazione di gusti personali, solitamente non discutibile ma se la eleviamo a critica, è dannatamente sbagliata. Wonder Woman è l’unico film del DCEU salvato dalla critica americana ma l’unico motivo per cui è stato salvato, spiace dirlo, è perché ha una protagonista femminile ed è stato girato da una donna. L’unico motivo. E con i tempi che corrono si capisce perché pure i fan Marvel sono stati zitti, non sia mai che vengano accusati di maschilismo. A me però non importa nulla e dico che, cinematograficamente parlando, Wonder Woman è un film mediocre, un film di origini non dissimile da tanti altri. L’unica cosa davvero azzeccata del film è la protagonista, Gal Gadot non sembra Wonder Woman, Gal Gadot è Wonder Woman, ma il film resta comunque mediocre. I film devono essere criticati ed apprezzati per il loro valore reale, non per circostanze esterne che non centrano nulla. Che sia stato girato da una donna, per me ha un valore pari a zero, poteva girarlo Steven Spielberg e avrei comunque detto che non valeva nulla. 




Batman di Ben Affleck è indegno

Capisco che i fan possano essersi affezionati al Batman di Christian Bale e alla bellissima trilogia di Christopher Nolan. Anche io l’ho apprezzata molto ma il Batman dei fumetti ha molte facce e quello di Nolan ne incarna solo alcune. Per certi versi, il Batman di Nolan non è il Batman dei fumetti, ne ha alcune caratteristiche ma, a conti fatti, i suoi film non sono un esempio tipico di film di super eroi. Batman è un personaggio incredibile, over the top, si confronta da semplice umano con gente come Superman e Lanterna Verde, ha una mente incredibile, sta sempre 10 passi avanti al nemico, è il principe dei detective e di tutto questo non c’è traccia nella saga di Nolan. Il Batman di Ben Affleck è un tentativo, a parer mio ben riuscito, di mostrarci un Batman più vicino alle sue radici fumettistiche, perlomeno alcune. La sua interpretazione in Batman v Superman per me è stata buona, la sua scena di combattimento al porto di Gotham per salvare la madre di Superman è stata superlativa, la migliore in assoluto di sempre. Non è perfetto, per esempio in “Justice League” l’ho trovato parecchio sottotono ma criticarlo per partito preso non è corretto. Ricordate, inoltre, che Batman è stato interpretato anche da Val Kilmer e George Clooney, se quello di Ben Affleck è indegno, cosa pensare di questi altri? 




Batman v Superman è una schifezza, Man of Steel è orribile

Non ci perdo neppure tempo a confutare queste critiche, perché non sono tali, ma semplici gusti. A me sono piaciuti. E se qualcuno ritenesse che questi film sono “oggettivamente” brutti, lo pregherei di andarsi a (ri)vedere film come Iron Man 2, Thor 2 e 3, Guardiani della Galassia 1 e 2 o il film di Hulk. E’ incredibile come i fan della Marvel, pur avendo autentiche schifezze nel loro angolino, ritengono di poter considerare oggettivamente brutti i film della DC. Questa è pura partigianeria.




Tutti i film del DCEU sono stati un flop commerciale

Questa affermazione è falsa, perlomeno così come è presentata. Indubbiamente la DC si aspettava di più da certi film ma “Batman v Superman” ha incassato più di 700 milioni di dollari e Suicide Squad, nonostante sia stato demolito da critica e pubblico, ne ha incassati poco meno, Wonder Woman solo negli USA ha incassato 300-400 milioni di dollari ed è un bel gruzzolo. Cosa succede allora? Succede che la percezione (errata) che i film della DC siano brutti, porta poi alla convinzione che siano anche andati male al botteghino ma non è così. La Warner Bros sicuramente si aspettava di più da alcuni titoli ma parlare di flop è ingiustificato.




Il Joker di Heath Ledger è inarrivabile

Qui mi viene da ridere: prima dell’uscita del film di Nolan, era il Joker di Jack Nicholson ad essere considerato inarrivabile. Poi però è uscito “Il Cavaliere Oscuro” e ci siamo dovuti ricredere. Il Joker di Heath Ledger è una buonissima interpretazione del personaggio, che rimarrà nella storia del cinema, consolidata (ahimé) anche dalla triste sorte del suo attore. Ma ci saranno sempre altri film su Batman e il Joker e quello di Jared Leto non è neanche malvagio. Innanzitutto, nei fumetti più o meno contemporanei al film, l’aspetto del Joker era davvero quello. Seconda cosa, così come Batman ha molti aspetti e le sue incarnazioni filmiche si limitano a riprenderne alcuni e lasciarne da parte altri, lo stesso avviene ed avverrà con il Joker. La sfortuna del Joker di Jared Leto è che non era il protagonista del film in cui è apparso, “Suicide Squad”, ma per quel poco che si è visto è stato sicuramente interessante e spero presto in un film tutto su di lui.




Superman è troppo forte

Questa critica parte già dai fumetti: come è possibile interessarsi di un eroe che è quasi onnipotente? Beh, ci sono 80 anni di storie a fumetti che stanno li a dimostrarlo, meglio stare zitti prima di dire stupidaggini. Superman è estremamente potente (ma perché, Thor non lo è?) ma anche estremamente umano e le sue storie migliori hanno dimostrato che è fin troppo vulnerabile. E’ anche stato ucciso, da Doomsday, in una storia epica che ha dimostrato che nessuno è al sicuro, neppure Superman. Per chi fosse interessato, consiglio di leggere la miniserie All Star Superman, un fumetto che condensa in 12 numeri tutto il meglio dell’Uomo di Acciaio, i suoi nemici, la sua forza e le sue debolezze. Se dopo averlo letto non vi sarete innamorati dell’Azzurrone, il problema è tutto vostro … 




I film del DCEU sono troppo dark!

E i film della Marvel sono troppo stupidi ed allegri: se Thor può permettersi di prendere la metro per raggiungere il luogo dello scontro con Malekith mentre il mondo rischia di essere distrutto, è chiaro che qui c’è una grossa differenza di aspettative. I film del DCEU non sono troppo dark, sono semplicemente più realistici e più seri, quelli Marvel pensano più a mettere in scena divertenti baraonde, senza prendersi sul serio. Sono solo due modi di fare le cose, ritenere che i film del DCEU siano troppo dark significa credere che solo il metodo Marvel sia quello giusto. Ancora una volta, pura faziosità. 


Zack Snyder   
Gira e rigira, tutti i problemi del DCEU vengono imputati alla presenza di quest’uomo, il regista di “Man of Steel”, “Batman v Superman” e “Justice League”, nonché coordinatore di tutto il resto. Posso capire che non debba piacere per forza: il suo cinema muscolare e super eroistico non è per tutti. Molti l’hanno amato già con 300 e Watchmen, altri l’hanno odiato, pazienza, non può piacere a tutti. Ma una cosa va detta: Zack Snyder è un signor regista, uno che la macchina da presa la sa usare ed è capace di mettere in scena battaglie titaniche. Dopo una prima fase in cui i film Marvel hanno utilizzato registi di un certo nome, con l’avvento della Disney se ne sono andati tutti, sono rimasti i mestieranti, quelli che dicono sempre sissignore, gente che non ha un minimo di occhio per quello che dovrebbe essere il cinema. Da quando è iniziata la standardizzazione, i film Marvel hanno avuto un tracollo di qualità, iniziando ad assomigliarsi tutti. Se Thor, personaggio epico, viene usato come se fosse uno di quei cinque buffoni dei Guardiani della Galassia, è chiaro che si è rinunciato completamente a fare un discorso di genere, si va avanti con il pilota automatico: gag, gag, momento serio, scenetta, gag, gag, e così via. Alla DC, almeno, si continuano ad usare veri registi e non manichini.

venerdì 19 gennaio 2018

D&D è il miglior gioco di ruolo del mondo?



Si da spesso per scontato che Dungeons & Dragons sia il migliore (o il più bello, fate voi) fra i giochi di ruolo. Per i media generalisti, parlare di gioco di ruolo è parlare di D&D e lo stesso accade tra la maggioranza dei giocatori. Concetti come classe, livello, punti ferita, sembrano dover appartenere ad ogni gioco di ruolo e non ad un singolo gioco.
Ma D&D è davvero il miglior gioco di ruolo del mondo? L’unica cosa che si può dire con certezza di D&D è che è stato il “primo” gioco di ruolo del mondo, nell’ormai lontano e leggendario 1974. Che sia anche il migliore direi che è abbastanza opinabile e, nel mio caso specifico, decisamente NO. Se vi accontentate della risposta breve, potete fermarvi qui. Se invece volete una spiegazione, continuate pure a leggere.



Come prima cosa, occorre considerare che D&D ha avuto la bellezza di 5 edizioni nei suoi 44 anni di vita, edizioni anche molto diverse fra loro, ispirate da concetti diametralmente opposti. E’ chiaro quindi che, a voler sostenere che D&D sia il più bel gioco di ruolo del mondo, si dovrebbe poi specificare di quale edizione si parli: ritenerle tutte e 5 dei capolavori è solo bieca partigianeria. La prima edizione (la famosa scatola rossa per i giocatori italiani) non penso può essere giudicata e questo lo dico a suo favore. La prima edizione di D&D è semplicemente l’inizio della storia, il primo gioco di ruolo, non può essere paragonato a nulla prima di esso, può muoversi in un territorio completamente inesplorato. Il rovescio della medaglia è quello di essere un precursore e, come tale, ampiamente migliorabile da ciò che verrà dopo. Un giudizio sulla scatola rossa, infine, sarebbe viziato da un potente fattore nostalgia. “Al cuor non si comanda” dicono i saggi e hanno assolutamente ragione, visto il revival anni ’80 che imperversa in questi anni al cinema e in TV. Lasciamo quindi stare la prima edizione, è materia da leggenda, non di indagine.


La seconda edizione, meglio nota come Advanced Dungeons & Dragons, conferma quanto ho appena scritto: il fatto che nel nome compaia una scritta come “advanced”, indica che il gioco base può essere migliorato. Il miglioramento, però, è solo apparente, di quantità, non di qualità: AD&D, infatti, è una schifezza e chi lo gioca ancora dovrebbe andare a nascondersi. Un’accozzaglia di regole mal amalgamate, messe insieme senza un perché o un percome, ecco cosa è davvero AD&D. Non c’è un sistema coerente e logico, ci sono solo regole che si accastellano le une sulle altre senza un perché, ogni cosa fa regola ed eccezione per conto suo. Il gioco è pieno di quelle assurde limitazioni, tipo i maghi che non possono usare la spada, che esistono senza un perché, tranne il fatto che deve essere così. Tutto ciò che era perdonabile alla prima edizione di D&D, non ha scusanti nella sua presunta versione “migliorata”.


Passano gli anni, la TSR (casa editrice di D&D) fallisce e il nostro amato gioco di ruolo viene rilevato dalla Wizards of the Coast, che già produceva le carte Magic. Si arriva così alla 3° edizione degli anni 2000, indubbiamente un grosso successo editoriale. Sono sicuro che molti fra voi giocatori che state leggendo avete iniziato a giocare con questa edizione. La terza edizione supera tutte le scempiaggini della seconda e, per la prima volta nella sua storia, D&D ha come motore di gioco un sistema davvero degno di questo nome. Ogni regola ha una sua logica, trova il suo senso in quella che la precede ed è possibile intuire cosa verrà dopo. Il d20 system diventa così famoso che decine di altri titoli si affrettano ad utilizzarlo per risultare compatibili con D&D o quanto meno per permettere ai giocatori di provare nuovi giochi senza imparare nuovi regolamenti. Dove c’è luce c’è anche ombra e la terza edizione non è esente da difetti. Il regolamento è poderoso, niente di incredibilmente difficile, intendiamoci, ma va letto e studiato quasi fosse un manuale di diritto. Inoltre, con la terza edizione prende piede una cattiva abitudine di gioco che possiamo riassumere con l’espressione “power play”. Quando si smette di vedere il proprio personaggio come una “persona”, quando lo si considera un insieme di bonus che devono essere i più alti possibile, quando lo scopo non è più giocare secondo le regole ma cercare di fregarle tramite scappatoie, ecco, questo è il power play. Ad essere onesti, non è che prima della terza edizione non esistessero tali comportamenti. E' però corretto affermare che da quel momento se ne è cominciato a parlare in maniera costante ed è anche corretto affermare che D&D 3° edizione sembrava blandire tale gioco, sfornando decine e decine di manuali con nuovi talenti, nuovi incantesimi, nuove classi di prestigio. Quando le combinazioni si fanno infinite, è facile non accorgersi che alcune di esse possano totalmente scombinare il sistema. Il power player se le va a cercare apposta, con lo scopo di proporle in gioco, rovinando l’esperienza ludica di tutto il gruppo. La terza edizione ha avuto grandi meriti ma ha anche tirato fuori il peggio da molti giocatori, il titolo di miglior gioco di ruolo non può spettarle.


Questo titolo non può ovviamente toccare neppure alla quarta edizione, la più odiata dagli stessi giocatori di D&D. Coraggiosa nel tentare delle innovazioni, la quarta edizione, uscita nel 2008, fallisce clamorosamente nel momento in cui fa proprio uno spirito di gioco simile ad un videogame: poteri a volontà, ad incontro o al giorno, impulsi curativi e tante altre caratteristiche hanno disgustato una grossa fetta dei giocatori … e con buona ragione, mi sento di aggiungere. Non sprecherò altre parole per questa edizione: se persino i fan di D&D ne parlano male, di certo non può aspirare ad essere il miglior gioco di ruolo di sempre.


Veniamo infine alla quinta edizione, l’ultima, uscita nel 2014. Qui cammino su una lastra di ghiaccio, certo che le mie affermazioni potrebbero far infuriare i fan più esagitati. Personalmente, ritengo questa quinta edizione appena sufficiente, per tutti i motivi che potete leggere in questa accurata recensione che ho scritto alcuni mesi fa. Per chi è pigro o smemorato, farò un brevissimo riassunto. La quinta edizione ha un regolamento abbastanza semplice e snello, sostanzialmente una terza edizione molto semplificata. Le poche scelte a disposizioni ed alcune sagge scelte di design bloccano ab origine la possibilità di fare power play spinto in questa edizione. Non è impossibile (e con l’arrivo di futuri supplementi le cose potrebbero essere rimesse in discussione) ma sicuramente è stato reso molto più arduo e privo di senso. Il grosso difetto di questa edizione è che, seppur nelle regole guarda alla terza edizione, nelle intenzioni e nello spirito di gioco guarda alla quarta. Lo scopo dei creatori del gioco, quando si sono messi a tavolino a progettarlo, sembra essere stato quello di impedire che i personaggi possano morire, dovendo invece vincere sempre. Le regole sulla morte ed il recupero dei punti ferita sono davvero sbilanciate a favore dei giocatori, mentre gli incantesimi sono stati riscritti per renderli meno mortali. La gestione dei mostri negli incontri riflette questi cambiamenti: per mettere in difficoltà i personaggi questi devono fronteggiare almeno 4 o 5 combattimenti di seguito, altrimenti hanno già la vittoria in tasca. Obbligare i personaggi a scontri incessanti è un modo di giocare infantile, da videogioco; provare a fare diversamente viene reso difficile dal sistema, che è progettato in senso opposto. Come nella quarta edizione, anche il bilanciamento dei personaggi viene messo al centro del gioco, un obiettivo pur lodevole (ma non necessario), che viene perseguito però in maniera sbagliata, ad esempio con il livellamento verso il basso degli incantatori e della magia. Questa edizione non solo non è il miglior gioco di ruolo del mondo ma probabilmente neppure la migliore delle edizioni di D&D. E’ una versione annacquata di quello che dovrebbe essere un gioco di ruolo, una versione che insegue la semplicità a scapito della pericolosità e del divertimento, dove vincono tutti come in un videogioco e la morte, se mai dovesse capitare, è un problema solo se non avete “salvato” la partita.

Da che mondo è mondo molti giocatori hanno iniziato a giocare di ruolo con D&D, ognuno con la sua edizione di riferimento in base al momento storico. In un altro articolo di questo blog, mi chiedevo se la 5° edizione di D&D potesse essere almeno un buon gioco di ruolo per principianti. La risposta, in breve, era NO, per due motivi. Il primo è prettamente economico:  3 manuali da 300 pagine l’uno (circa) a 50 euro al pezzo non fanno di D&D un gioco economico, senza considerare che all’appello manca ancora l’eventuale ambientazione. I polemici obietteranno che c’è lo Starter Set, che contiene un’avventura e le regole per i personaggi già generati fino al 5° livello. Mi è facile ribattere che io parlo di gioco di ruolo completo, e per completo intendo con tutto il necessario per giocare non solo una singola avventura ma un’intera campagna, con tanto di ambientazione. Molti giochi di ruolo hanno queste caratteristiche, D&D no. Lo Starter Set è solo un omaggio alla vecchia scatola rossa ma a conti fatti è solo una spesa extra perché un giocatore interessato a giocare seriamente dovrebbe comunque procurarsi gli altri manuali. Il secondo motivo è di carattere più astratto e riguarda le aspettative di un giocatore neofita. E’ chiaro che non si arriva a giocare di ruolo solo per ammazzare il tempo, ci si arriva perché immersi in un certo tipo di cultura, quasi sempre di natura fantasy. Il Signore degli Anelli, Il Trono di Spade, Conan il Barbaro, sono tutti esempi del tipo di cultura in cui potrebbe sguazzare un novello giocatore. Ebbene, con D&D risulterebbe praticamente impossibile simulare i mondi appena citati, D&D ha un immaginario fantasy diverso che sconfina spesso e volentieri nel super eroico. Se personaggi come Aragorn, Gandalf o John Snow disponessero dei poteri dei personaggi di D&D, le loro storie “eroiche” durerebbero 5 minuti: Gandalf si teletrasporterebbe con Frodo presso Monte Fato, distruggendo così l’Unico Anello, mentre John Snow, potente guerriero di alto livello, sarebbe praticamente immune a tutti gli attacchi dei normali soldati.

Di questa ultima faccenda ne ho avuto la riprova alcuni giorni fa, quando volevo scrivere un one shot (gergo dei giocatori che indica un avventura auto conclusiva con personaggi pre-generati) per principianti. La mia storia si basava su misteri e intrighi familiari ed avrebbe avuto come antagonista un vampiro che, alla fine, si sarebbe scoperto essere l’avo di uno dei personaggi, per fare un bel colpo di scena. Quando si scrive una storia per neofiti, credo sia divertente strutturare la partita come un bel film d’azione, con un cattivo all’altezza, esattamente come può essere un vampiro. Ho scritto l’avventura per il “Cyperh System” e per “L’Ultima Torcia” e tutto è andato liscio come l’olio, il regolamento supportava perfettamente la mia visione: ero in grado di creare personaggi all’inizio della loro carriera, semplici da giocare ma comunque potenti e fargli affrontare un vampiro, una creatura molto pericolosa ma non invincibile. Dopo aver finito, mi sono chiesto se avrei potuto fare lo stesso con D&D. La risposta è stata negativa: un vampiro è un avversario troppo forte per personaggi principianti, li avrei dovuti creare molto più forti, a detrimento della giocabilità e della semplicità (un conto è dare un personaggio di 1° livello ad un giocatore principiante, con pochi poteri, facile da usare, un conto è dargli un personaggio di 7° livello o più e spiegargli milioni di cose; per gli incantatori, poi, è un vero incubo, con tutti i loro incantesimi). Per tenere le cose semplici avrei dovuto usare personaggi di 1° livello ma al tempo stesso avrei dovuto scartare la storia, perché personaggi di quel livello possono al massimo esplorare una caverna con due goblin. Questo è un grosso problema di D&D: i personaggi iniziano la carriera come nullità, la finiscono che sono gli esseri più potenti del mondo. Un vampiro è un avversario imbattibile al 1° livello, affrontabile al 10°, una cacca sotto le scarpe al 20°. La mia preferenza va a sistemi dove i personaggi non diventano necessariamente più potenti ma più competenti, con la possibilità di sconfiggere un vampiro tanto all’inizio che alla fine della carriera pur restando sempre un avversario da non sottovalutare. Questi sistemi sono adatti sia a principianti che a giocatori esperti e sono in grado di catturare lo spirito di film, romanzi e serie TV, ossia quei mezzi che nutrono la nostra passione per l’avventura (e il fantasy, se parliamo di D&D).