lunedì 12 novembre 2012

I Grandi Eventi dell'Universo Marvel (parte 2)



Se ripenso oggi a Civil War, la prima cosa che mi viene in mente è la voglia matta che avevo di leggerla. Non mi andava di aspettare l’edizione italiana, sarebbe arrivata con troppi mesi di ritardo, con il rischio, poi, che nel frattempo qualche spoiler a tradimento sui forum di fumetti mi svelasse la fine. Armato di un dizionario di inglese e molta pazienza, mi misi a leggere le scansioni che avevo scaricato da internet. L’impatto fu fortissimo: disegni fenomenali, eroi in costume che se le davano di santa ragione, frasi tamarre pronunciate da quasi tutti i protagonisti della saga, ma anche la consapevolezza che oltre le mazzate e i combattimenti, la storia parlava di qualcosa di serio: libertà e diritti civili. Mark Millar, scrittore materiale della saga, non era nuovo a trovate del genere, basti pensare alle due stupende serie di Ultimates; anche in Civil War, pur con tutti i limiti del caso, si può percepire la presenza di un discorso sulle libertà civili negli Stati Uniti post 11 settembre. Una storia come quella di Civil War non può lasciare indifferenti ed ha un impatto dirompente, soprattutto per il fatto che obbliga tutti a schierarsi: i supereroi e gli stessi fan sono chiamati a scegliere con quale fazione schierarsi.

La storia comincia con una tragedia: il gruppo dei New Warriors, durante un reality show, sta dando la caccia ad alcuni supercriminali quando uno di loro, Nitro, per sfuggire alla cattura, si fa esplodere nelle vicinanze di una scuola elementare: centinaia di morti, fra cui molti bambini (e gli stessi New Warriors), e tutto in diretta televisiva! Immediatamente negli Stati Uniti monta lo sdegno e la rabbia: i supereroi che fino ad un attimo prima erano idolatrati dalle folle vengono trascinati nel fango, additati come modelli negativi per i giovani. La situazione è così grave che il governo, per venire incontro alla protesta dei cittadini, è pronto a varare la legge di registrazione dei superumani. Il concetto alla base della legge è semplice: così come un cittadino deve fare un test e registrarsi per possedere delle armi, allo stesso modo i supereroi devono essere in qualche maniera sanzionati dal governo e della autorità affinché possano svolgere i loro compiti. Rapidamente la comunità superumana si radicalizza su due posizioni: i favorevoli alla registrazione, capeggiati da Iron Man, e quelli contrari, guidati da Capitan America. Maria Hill, comandante dello Shield, chiede a Cap di guidare una squadra con il compito di dare la caccia a coloro che rifiutano la registrazione. Il Capitano rifiuta, decidendo di ribellarsi e di andare contro la legge, che viene approvata pochi giorni dopo. La squadra di Iron Man mette a segno un grande colpo di immagine quando Spiderman decide di smascherarsi in diretta televisiva, aderendo alla fazione pro-registrazione. Sempre Iron Man tende una mano a Cap e i suoi, invitandoli a discutere della situazione. Cap finge di accettare, e con un chip elettronico riesce a disabilitare l’armatura di Tony Stark. Nasce un violento scontro, che vede l’apparizione di un falso Thor (un clone creato da Tony Stark) nonché la sconfitta di Cap e i suoi, che riescono a malapena a fuggire. Il tempo delle parole è finito, ora inizia la guerra! Iron Man e i suoi iniziano la costruzione di un carcere super segreto dentro la Zona Negativa, allo scopo di confinarvi gli eroi ribelli, arruolando nelle loro file persino supercriminali, tenuti a freno da minuscoli nanobot. Dal canto suo, Capitan America recluta il Punitore, che penetra nel Baxter Building e riesce a trafugare preziose informazioni sul carcere della Zona Negativa. Le vecchie abitudini sono però dure a morire, e Frank Castle uccide a sangue freddo due supercriminali che si erano arruolati nei Vendicatori Segreti di Capitan America che, furioso per l’accaduto, pesta a sangue il Punitore, buttandolo fuori dal gruppo. Nel frattempo Peter Parker, alias Spiderman, sempre più dubbioso per la china che hanno preso gli eventi, abbandona la fazione di Iron Man per passare ai ribelli. Tra colpi di scena, tradimenti e tentativi di reclutare nuovi alleati, si arriva infine al confronto decisivo: Cap si infiltra nel carcere segreto della Zona Negativa, riuscendo a liberare i supereroi prigionieri, ma Iron Man lo aspetta al varco, grazie ad una soffiata di Tigra. Lo scontro è subito violentissimo, e grazie ai poteri di teletrasporto di Cloak, viene spostato sul nostro mondo, a New York. Alla battaglia si uniscono presto i Thunderbolts (dalla parte di Iron Man) e gli Atlantidei guidati da Namor (schierati con Iron Man), mentre i leader dei due schieramenti si affrontano per la seconda volta. Questa volta è Capitan America ad avere la meglio, grazie all’aiuto di Visione che sabota e danneggia l’armatura di Iron Man. Al culmine dello scontro Cap viene aggredito da un gruppo di cittadini, rendendosi così conto degli enormi danni che la battaglia sta arrecando a New York e alla popolazione civile. Steve Rogers getta via la maschera, dando ordine ai suoi di cessare le ostilità, permettendo alle forze dell’ordine di arrestarlo.

L’arresto di Cap conclude la storia, ma le conseguenze di questo scontro nella comunità meta umana saranno profonde e durature, al punto da determinare quasi tutti gli eventi successivi. Di questi mi occuperò in seguito. Vale invece la pena soffermarsi sui punti più controversi di questa saga. Fomento a parte, la sensazione più forte che mi ha accompagnato durante la lettura è stata quella di un forte straniamento. Insomma, c’erano questi tizi, in particolare Iron Man e Capitan America (ma anche Reed Richards) che li riconoscevi dal costume e dai poteri, però non sembravano davvero loro. La necessità di creare schieramenti dalle identità marcate e riconoscibili ha di fatto portato ad utilizzare questi personaggi in maniera innaturale, senza rispettare la loro vera natura. Tony Stark è stato trasformato in uno spietato manipolatore, capace di conservare per anni un capello con il dna di Thor allo scopo di clonare e creare un mostro senz’anima, di arruolare super criminali da mandare a combattere contro i suoi vecchi compagni d’arme e di creare un carcere in un’altra dimensione per imprigionarli. Capitan America non ha esitato ad attaccare Iron Man a tradimento nel loro primo scontro, mentre questi cercava ancora di risolvere la questione senza usare la violenza, ha arruolato un assassino come il Punitore fra le sue fila, insieme ad altri super criminali, e non si è fatto scrupoli nel trasferire la battaglia finale da una zona chiusa come il carcere della Zona Negativa alle popolose strade di Manhattan. Ma anche altri personaggi non hanno brillato per coerenza: Reed Richards, capo dei Fantastici Quattro, è stato dipinto come uno scienziato preso unicamente dalle sue ricerche, senza alcun accenno al suo lato umano; e che dire di Peter Parker, inizialmente schierato dalla parte di Iron Man, per poi tradirlo ed arruolarsi con Capitan America? Già la scelta di schierarlo con la fazione di Iron Man è contro tutto ciò che sappiamo di Spiderman, il suo smascheramento è stata una mossa di grande impatto emotivo (lo ammetto), ma anche quella del tutto fuori personaggio, per finire poi con il tradimento … non c’è che dire, Peter Parker ha fatto davvero una bella figura in questa Guerra Civile.

D’altro canto, come ho già detto, devo ammettere che era tanto che un evento Marvel non mi fomentava così tanto. Nonostante molti personaggi fossero fuori ruolo, seguire le vicende e gli scontri dei due schieramenti è stato appassionante, e Steve McNiven ci ha regalato delle tavole disegnate di rara bellezza. Un Iron Man così manipolatore, eguagliato da un Cap altrettanto bastardo che sembrava uscire dritto dritto dai fumetti Ultimate, del tutto fuori ruolo, siamo d’accordo, ma assolutamente di impatto, le loro battute mi gasavano ad ogni tavola! Ci risentiamo con la prossima parte …

1 commento:

  1. Secondo me la caratterizzazione dei protagonisti di questa spettacolare Civil War segue un andamento molto shakespeariano. Prendi ad esempio questo Tony Stark manipolatore e raffrontalo con Iago, ci sono forti similitudini per quanto riguarda il ventaglio di partiture psicologiche in entrambi i personaggi. Non c'è cattiveria ne bontà, solo la bramosia del potere che per ambedue ha un forte connotato politico. Anche a livello semantico, un capello di Thor vale come il fazzoletto di Desdemona quando si persegue un obiettivo vitale...

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